
Alessandro Zan e Andrea Ostellari
"Se dovessimo ascoltare tutte le 170 persone ammesse in audizione da Andrea Ostellari potremmo metterci mesi se non anni. E considerato che in mezzo ci sono anche altre cose molto importanti da valutare come il Pnrr e all'inizio del prossimo anno l'elezione del presidente della Repubblica, l'ammissione di così tante audizioni ha tutta l'aria di essere un modo per far naufragare la legge". Alessandro Zan, parlamentare del Partito democratico e primo firmatario del disegno di legge contro l'omotransfobia, la bifobia, la misoginia e l'abilismo, non usa mezzi termini e si scaglia contro il leghista Andrea Ostellari, presidente della Commissione Giustizia al Senato. "Il disegno di legge era passato velocemente alla Camera, erano stati sentiti magistrati, psicologi, giuristi e pensavo che sarebbero bastati anche in Commissione Giustizia al Senato - aggiunge Zan -. Le audizioni servono per verificare se l'iter della legge sia corretto, servono per stendere al meglio il testo di quella che diventerà la nuova legge. Non per rallentarne il percorso appositamente".
- Le contestazioni
- I relatori famosi
- La truppa dei religiosi
- Il comparto Pro Vita e famiglia
- Il caso delle "femministe"
- La risposta di Ostellari
Le contestazioni
Zan ravvisa due problemi nell'atteggiamento di Ostellari: il primo riguarda il fatto che le audizioni in Commissione sarebbero fissate solo per il martedì. Ammettendo di riuscire a far parlare una media di sei persone a giornata, ad esempio, sarebbero necessari almeno 28 martedì. Ovvero sette mesi. Un tempo decisamente lungo, se si considera che poi l'iter burocratico per la trasformazione di un disegno di legge in legge a tutti gli effetti non è ancora concluso. A far sobbalzare l'onorevole del Pd è anche l'elenco degli "ospiti" della Commissione Giustizia.
I relatori famosi
A saltare all'occhio nel lungo elenco dei protagonisti previsti per le audizioni sul Ddl Zan sono due nomi in particolare: Maurizio Coruzzi, (detto Platinette) come è riportato nel documento ufficiale, e Stefano Zecchi. Un giornalista e opinionista e il filosofo Stefano Zecchi. Cosa hanno a che vedere un giornalista e un filosofo con il testo di una legge? E' quello che si chiede anche Alessandro Zan, non discutendo il valore delle personalità in campo ma ponendo diversi dubbi sulla pertinenza della loro partecipazione al dibattito su una legge.
La truppa dei religiosi
Padre Simeone della Sacra Arcidiocesi ortodossa d'Italia, monsignor Stefano Russo della Conferenza Episcopale Italiana, don Giannandrea Di Donna, docente di liturgia alla Pontificia università della Santa Croce di Roma, Mario D'Angelo, pastore e direttore del centro di studi teleologici della Chiesa apostolica in Italia, Giacomo Ciccone, presidente di Alleanza evangelica italiana, Francesco Drudi, reponsabile della Chiesa cristiana universale della Nuova Gerusalemme, Gaetano Montante, presidente delle Assemblee di Dio in Italia, e un non meglio precisato Crepaldi dell'Azione Cristiana Evangelica. Sono questi i nomi di spicco del mondo ecclesiastico presenti nella lista accettata da Andrea Ostellari per le audizioni in Commissione Giustizia.
Comparto Pro Vita e famiglia
Il disegno di legge Zan ha a che vedere con le famiglie e con il diritto alla vita? Secondo Ostellari evidentemente sì, visto che è prevista la partecipazione al dibattito anche di numerosi esponenti di questo settore della società civile: Jacopo Coghe e Antonio Brandi di Pro Vita e famiglia, Rodolfo De Mattei dell'associazione Famiglia Domani, Antonio Di Conza, sindaco ed esponente di Profamilia Montoro, Pino Morandini, presidente vicario del Movimento per la vita, Giorgio Sacco, legale di Non si tocca la famiglia, Daniele Zampolini, perito agrario (come recita il documento) e presidente dell'associazione Famiglia nel cuore.
Il caso delle "femministe"
Maria Terragni, di Rad Fem-Movimento italiano trans, e Monica Ricci Sargentini sono ammesse a parlare in qualità di "femministe". Il che suona alquanto curioso, giacché in Italia non esiste una "patente di femminismo". Cosa si deve avere studiato per potersi dire "femministe"? E, soprattutto, quale apporto al dibattito in merito all'iter di formazione di una legge possono portare figure che nulla hanno a che vedere con questo aspetto della legge. Anche in questo caso, ad essere messe in discussione non sono le caratteristiche delle persone in questione ma il loro apporto pertinente a un dibattito del genere.
La risposta di Ostellari
"Io sono il presidente della Commissione, e sono stato eletto per fare questa funzione senza farmi tirare la giacchetta da una parte o dall'altra, bisogna sapere come funzionano le richieste di audizione: arrivano dai vari gruppi, e io ho già tolto 55 nominativi dalle liste ricevute; per me non è un problema toglierne ancora. Io sono per l'apertura al dialogo" ha affermato il leghista Andrea Ostellari. "il termine lavori per noi non può andare oltre la fine di giugno o primi di luglio, e su questo termine voteremo alla prima occasione utile" afferma la senatrice del Movimento Cinque Stelle Alessandra Maiorino. "Evidentemente il fatto di aver messo nero su bianco la discutibile conduzione della commissione operata da Ostellari, lo ha convinto a tentare di aprire un dialogo. Peccato che la proposta che ha avanzato, non si è capito se da relatore del provvedimento o da presidente di commissione, sia irricevibile: svolgere 70 audizioni in presenza e 70 per scritto, aprire tavolo di confronto politico e dare disponibilità a modifiche. La nostra risposta, unanime, come M5S, PD e Leu è stata la richiesta di una data certa per il termine dei lavori, cosa che Ostellari si è rifiutato di definire in ufficio di presidenza, rimandando la decisione ad un voto in commissione plenaria" sottolinea.