In Italia ci sono sempre più armi e pochi controlli

Un italiano su dieci è armato e ottenere una licenza è piuttosto facile: "Ogni caso di cronaca nera è un pezzo di questo fenomeno sociale"

I reati diminuiscono, ma gli italiani comprano sempre più armi

I reati diminuiscono, ma gli italiani comprano sempre più armi

Probabilmente, qualcuno nel vostro condominio è armato e questa è la nuova puntata di Dieci. Una storia raccontata con video, foto e infografiche. L'informazione semplice, ma spiegata bene. Se stai leggendo da uno smartphone, clicca su > questo link < per goderti a pieno il prodotto. Altrimenti, inizia a sfogliare quello che vedi qui sotto.

Quando nell’immaginario collettivo pensiamo a un’arma da fuoco, che si tratti di un fucile o una pistola, tendiamo subito a collegare l’oggetto a un oggetto di violenza, un mezzo che evoca nella sua stessa essenza il concetto di criminalità.

In realtà, il possesso di armi sta diventando un comune esercizio di sicurezza non solo per la propria incolumità ma anche, ad esempio, per appassionarsi alla caccia o per cimentarsi nel collezionismo. Secondo l’ultimo sondaggio Censis del 2020, un italiano su dieci possiede un’arma da fuoco.

L’organizzazione indipendente svizzera Small Arms Survey stima che nel nostro Paese ci siano circa 8,6 milioni di armi da fuoco diffuse tra la popolazione civile, escluse quelle possedute da esercito e forze dell’ordine. Il numero preciso di armi registrate, tuttavia, non si conosce: né il ministero dell’Interno né la Polizia di Stato lo hanno mai pubblicato e, in merito, non hanno voluto rilasciare dichiarazioni al Giorno.

Sappiamo però che nell’ultimo anno il numero di porto d’armi è aumentato del 10 per cento. In generale, possedere un’arma in Italia non è difficile. Per acquistarla e tenerla in casa (senza però poterla portare all’esterno), è infatti sufficiente un nulla osta, un documento che si può facilmente ottenere avendo questi requisiti: essere incensurati, avere un certificato medico che attesti la propria salute psico-fisica e avere un'abilitazione all'uso di armi conseguita dopo un corso di poche ore al poligono.

Con un nulla osta, dal 2018, è possibile possedere tre armi comuni (come pistole), sei armi per uso sportivo e un numero praticamente illimitato di fucili da caccia. Un piccolo arsenale che, potenzialmente, ogni maggiorenne incensurato potrebbe custodire all’interno del proprio salotto o nello scantinato. Ad oggi, come non conosciamo il numero di armi detenute, non sappiamo neanche quanti siano i nulla osta approvati in Italia.

La questione è diversa per il porto d’armi, ossia quel tipo di licenza che permette di portare (o trasportare) l’arma anche fuori dall’abitazione. In Italia ce ne sono 1,3 milioni, di diverse tipologie a seconda dell’utilizzo: per caccia, per uso sportivo, per difesa personale e per guardie giurate. Per ottenere un porto d’armi per uso sportivo sono richiesti, in pratica, gli stessi requisiti del nulla osta.

Il punto più critico è il requisito della visita medica obbligatoria per ottenere la licenza: secondo alcuni esperti, un medico di base non può valutare la salute psichica e psicologica di un soggetto. Da diversi anni, la Onlus Ognivolta fa pressioni sul Parlamento perché diventi obbligatoria una visita specialistica psichiatrica per tutti coloro che vogliono richiedere un porto d’armi.

Gabriella Neri, la fondatrice di Ognivolta, ne ha fatto una battaglia personale: “Mio marito e il suo collaboratore Jan Hilmer sono stati uccisi a sangue freddo durante una riunione da un ex dipendente, che poi ha appiccato il fuoco agli uffici e si è suicidato. Quest’uomo, Paolo Iacconi, aveva gravi problemi psichici, era stato sottoposto a numerosi TSO e aveva tentato due volte il suicidio. Eppure, nessuno gli aveva mai sospeso o ritirato il porto d’armi”. Ognivolta propone l’istituzione di una banca dati che permetta la comunicazione fra istituti di polizia e strutture sanitarie cosicché, in caso ad esempio di TSO, si valuti la revoca della licenza.

Per legge, il ministero dell’Interno dovrebbe ricevere una notifica tutte le volte che un’arma viene acquistata, ceduta o anche soltanto spostata dal luogo in cui viene abitualmente conservata, ma questo non sempre accade. In alcuni casi di cronaca nera, l’arma in questione era stata ottenuta dopo la morte di un parente oppure grazie ad un familiare. Una mancanza di trasparenza e completezza che espone tutti a un rischio concreto.

Basti pensare che, secondo i dati dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere, negli ultimi due anni gli omicidi commessi con armi detenute legalmente superano quelli di stampo mafioso. Nel 2020, un femminicidio su quattro è stato commesso con un’arma da fuoco legalmente detenuta.

Secondo Stefano Iannaccone, giornalista ed esperto della questione delle armi leggere, “si tratta di un fenomeno sociale che ci investe quasi a cadenza quotidiana, ma purtroppo manca una lettura complessiva della questione. Con il decreto del 2018 – che in sostanza ha raddoppiato il numero di armi detenibili – e la riforma della legittima difesa del 2019, l’Italia ha dimostrato di avere un orientamento molto aperturista”. Entrambe le leggi furono approvate su iniziativa dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Il numero di armi possedute dai civili sembra destinato, dunque, ad aumentare. “Parliamoci chiaro – spiega Iannaccone – esiste una lobby delle armi in Italia, è ben organizzata e fa pressioni sul mondo della politica, soprattutto su quei partiti che si mostrano più inclini a queste tematiche”.

Il possesso di armi è legato a doppio filo con la percezione della sicurezza. Ma chi ha rischiato di essere ucciso da un’arma da fuoco, comprende forse meglio degli altri il pericolo di possederne una. Daniele Santomauro è il proprietario di una piccola gioielleria, in pieno centro a Milano, che nel 2020 ha subito un tentativo di rapina con pistola all’interno del suo negozio. Si è salvato perché è riuscito a chiamare in tempo le forze dell’ordine che hanno fatto irruzione nel negozio e hanno arrestato il malvivente. “Se avessi avuto un’arma in negozio – racconta Santomauro al Giorno – non so cosa sarebbe successo, ma probabilmente uno dei due si sarebbe fatto male. Potrei tranquillamente avere il porto d’armi ma non lo faccio, per scelta. E poi, con la confusione che c’è attorno alla legittima difesa, avrei avuto in ogni caso la vita rovinata”.