Dal caro affitti alle aule da rifare. Patto tra collettivi

L’Unione studenti lombardi: "Ora asse con la Francia". E chi manifesta si mette in rete per "dare la spinta". .

Dal caro affitti alle aule da rifare. Patto tra collettivi

Dal caro affitti alle aule da rifare. Patto tra collettivi

I collettivi di alcune scuole milanesi si organizzano in rete, per dare la spinta iniziale. "La speranza è che da lì possa partire poi un ciclo spontaneo, come due anni fa, con le occupazioni a staffetta. Rispetto a Roma le date non si concentrano in uno o due giorni perché l’obiettivo è ampliare la narrazione, facendo in modo che per più tempo si parli delle nostre rivendicazioni e si cerchi concretamente di affrontarle", spiega Alessandro Di Micieli, coordinatore dell’Unione degli Studenti Lombardia. Sotto la lente diritto allo studio, edilizia scolastica carente, disagio psicologico, valutazione, ma anche questioni cittadine – come il nodo dell’abitare – e temi internazionali: conflitto israelo-palestinese, in primis.

C’è una novità quest’anno: si è creata una rete con il movimento studentesco francese Mnl, “La foce lycéenne“: "Abbiamo scelto lo stesso periodo di attivazione per affrontare i temi studenteschi anche su un piano internazionale: dal primo febbraio 430 scuole si sono già mobilitate in Francia e stiamo cercando di fare la nostra parte", spiega Di Micieli. Il tutto nonostante la fase storica "difficile": "Siamo in un momento di calo della partecipazione studentesca, che fa parte di un fenomeno più ampio, basti pensare alle percentuali di chi non vota più - continua -, ma è anche vero che chi si attiva è più determinato che in passato e si stanno studiano nuove forme di partecipazione per raggiungere non solo i licei, ma anche istituti tecnici e professionali". Storicamente più restii, come le province: qui l’onda lunga delle occupazioni per ora non è arrivata.

Delusi dalla politica, che non li coinvolge, non li ascolta, al più li reprime quando manifestano il loro dissenso: così Irene, giovane studentessa attiva in Uds Brescia spiega, dal suo punto di vista, la scarsa mobilitazione al di fuori della realtà milanese. "Con le guerre o su temi come l’ambiente, il transfemminismo, i giovani in realtà hanno dimostrato di muoversi, in questi anni. Ma poi se si vede che i risultati non arrivano, che le richieste non vengono ascoltate, è inevitabile chiedersi il senso di protestare. Oggi c’è anche un po’ di paura, viste le posizioni del Governo. Il rapporto con i presìdi? Nessuno è favorevole alle mobilitazioni, alcuni sono disposti a confrontarsi. Altri costruiscono rapporti di facciata con gli alunni, ma poi optano per la repressione". Si studiano nel frattempo altre modalità di "attivazione". Il prossimo obiettivo comune è l’8 marzo. "Il modo migliore di coinvolgere più studenti – conclude Di Micieli – è far leva su motivazioni forti, sul loro entusiasmo e dimostrare che si può invertire rotta, che queste mobilitazioni servono: non ci fermeremo fino a quando non otterremo risultati".

Si.Ba.

F.P.