Covid, inchiesta sui morti di Bergamo. Fontana: “La competenza era esclusiva dello Stato”

Il governatore della Regione Lombardia risulterebbe indagato: “E’ una vergogna, non ho visto le carte e l’ho appreso dai giornali”

Ministro Salvini e Presidente Fontana al MICAM e MIPEL

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Milano, 2 marzo 2023  – Si è chiusa il 20 febbraio l’inchiesta di Bergamo sulla gestione del Covid nei primi mesi della pandemia nella provincia più colpita di tutta Italia. Ma solo ieri, nella tarda serata di mercoledì primo marzo, dopo dieci giorni, è arrivata la comunicazione ufficiale. Un’indagine lunga tre anni che vede diciassette indagati, accusati, a vario titolo, di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti di ufficio. A loro si aggiungono l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, le cui posizioni non compaiono nell’avviso di chiusura delle indagini preliminari perché saranno trasmesse al Tribunale dei ministri di Roma. Chi invece figura nell’atto firmato dal procuratore capo Antonio Chiappani con l’aggiunto Maria Cristina Rota è il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, da poco riconfermato alle regionali, insieme all'ex assessore alla Sanità Giulio Gallera.  La chiusura dell’indagine piomba così sul Pirellone nei giorni in cui nasce la legislatura. La prima seduta del Consiglio si terrà il 15 marzo, mentre la seconda si terrà il 21 e in quell’occasione il governatore lombardo esporrà il programma del secondo mandato. 

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Fontana: “E’ una vergogna”

"Non posso rispondere perché non ho visto le carte" ma “è vergognoso  che una persona che è stata sentita all'inizio dell'indagine come una persona a conoscenza dei fatti, come testimone, scopra dai giornali di essere invece trasformato in indagato". Queste le parole del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, in relazione alle notizie di natura giudiziaria legate all’inchiesta di Bergamo sulla prima fase dell'emergenza Covid, ai microfoni di Radio Anch'io, su Rai Radio 1. "E' una vergogna - ha aggiunto Fontana - che credo debba essere valutata da chi di dovere".

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Fontana: “Competenza dello Stato”

"Non so su quali valutazioni il senatore Crisanti abbia tratto le conclusioni che hanno portato a questa incriminazione – ha continuato il presidente della Lombardia -. Io ricordo solo due considerazioni: la prima è che quando si tratta di una emergenza pandemica la competenza è  esclusiva dello Stato secondo la Costituzione, non secondo me. E due, che la stessa ministra Lamorgese aveva mandato una direttiva dicendo guai a voi se vorrete sovrapporvi con inizative relative alle cosiddette chiusure delle zone rosse perché questa è una competenza esclusiva dello Stato".

La chiamata al ministro Speranza

Anche "il ministro Boccia in quei giorni disse una frase famosa, in questi casi addirittura non interviene lo Stato, lo Stato comanda". "Eravamo ad allertare il ministro Speranza: era venuto a trovarci e gli avevamo mostrato i dati, che loro avevano ricevuto prima di noi, e dai quali si poteva ravvisare una qualche preoccupazione" ha sottolineato il presidente. Il ministro Speranza "se ne rese conto e disse 'adesso torno e convincerò a chiudere tutta la zona'. Io non penso di poter prendere provvedimenti in contrasto con il governo". Detto questo "Ma se io avessi ricevuto l'ordinanza, con chi l'avrei fatta eseguire? Io non ho a disposizione né esercito, né carabinieri, né la guardia di finanza" ha sottolineato Fontana. 

Un processo “curioso”

"Sarà il processo a stabilire le responsabilità, un processo 'curioso', perché io, come sempre, so le notizie che mi riguardano dai giornali. Anche negli altri processi, nei quale sono stato assolto, io ho scoperto (dai giornali) delle cose che mi riguardavano e che io non sapevo", ha detto Attilio Fontana. 

Il legale di Fontana: “Ancora nessuna notifica”

"Non si può essere trattati così: prima ti sentono come testimone, poi il pm dice è competenza romana, passano due anni, non si ricevono avvisi, né nulla e poi si scopre di essere indagati, è inaccettabile'', ha commentato all'Adnkronos l'avvocato Jacopo Pensa, difensore del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, che in questo momento si trova a Roma e non ha ancora ricevuto la notifica della conclusione indagini da parte della procura di Bergamo. ''Hanno seguito una procedura completamente sballata'', osserva il legale, riferendosi alla ''fuga di notizie'' che ha determinato il fatto che gli indagati, tra cui - oltre a Fontana - l'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l'ex ministro della Salute Roberto Speranza, abbiano scoperto della chiusura delle indagini dalla stampa.