Covid, bufera sulla Lombardia. Fontana al veleno: "Al banchetto degli indagati senza mai segnali dai pm"

L’avvocato del governatore: fu sentito come testimone, nessun avviso di garanzia. Inchiesta chiusa nel giorno della proclamazione e mentre nasce la giunta bis

Manifestazione dei familiari delle vittime Covid

Manifestazione dei familiari delle vittime Covid

Alle quattro del pomeriggio, la proclamazione a presidente della Lombardia: "Dichiaro aperta l’undicesima legislatura". Quattro ore dopo, la notizia uscita dalla Procura di Bergamo: Attilio Fontana è indagato assieme al suo ex assessore alla Sanità Giulio Gallera per la gestione dell’emergenza Covid.

Il governatore (rieletto con il 54% dei voti) lascia Palazzo Lombardia all’ora di cena "senza aver ricevuto la notifica dell’avviso di garanzia". Nella prima fase dell’inchiesta era stato sentito come persona informata dei fatti per la mancata zona rossa ad Alzano Lombardo e il piano pandemico mai aggiornato: "Da allora, silenzio assoluto", commenta l’avvocato Jacopo Pensa. Sotto accusa, di nuovo. Gli era già successo con l’inchiesta sui camici: in quel caso era stato prosciolto. "Non avevamo il minimo segnale di partecipare al ‘banchetto’ degli indagati – aggiunge il legale – La Procura ha sottolineato che la conclusione delle indagini non è un atto di accusa. Vedremo, vedremo. Non è neanche un atto di difesa". Si fa sentire lo sfidante di Fontana alle urne, il pd Pierfrancesco Majorino: "La conclusione delle indagini non è un atto d’accusa. Sul piano politico però gli errori della Regione sono già evidenti". Gallera si dice "sereno" e garantisce massima collaborazione alla magistratura.

La chiusura dell’indagine piomba sul Pirellone nei giorni in cui nasce la legislatura. La prima seduta del Consiglio si terrà il 15 marzo, mentre la seconda si terrà il 21 e in quell’occasione il governatore lombardo esporrà il programma del secondo mandato. Secondo le ultime indiscrezioni, la carica di presidente dell’Aula sarà ricoperta da Federico Romani, migrato in Fratelli d’Italia a febbraio 2020 dopo una militanza in Forza Italia. Figlio di Paolo, ex ministro dello Sviluppo, Federico è dato in pole rispetto a Paolo Franco, destinato a diventare il capogruppo dei meloniani. Per Marco Alparone – anch’egli confluito in FdI da FI – sarebbe pronto un assessorato. E altrettanto vale per il leghista Alessandro Fermi, presidente uscente del Consiglio, spinto dalle preferenze riscosse a Como.

Il braccio di ferro tra i partiti del centrodestra avrebbe prodotto un piccolo ma significativo cambio nella suddivisione degli assessorati nella giunta bis. Fratelli d’Italia ne dovrebbe infine ottenere la metà, quindi 8, come da richiesta iniziale, compresa la vicepresidenza. La Lega salirebbe a 5 assessorati più uno, che coinciderebbe con quello di Guido Bertolaso, nell’esecutivo non più da tecnico (come desiderava Fontana), né in quota Lega (come da “richiesta” di FdI) ma in quota Lombardia Ideale, la civica del governatore. Forza Italia manterrebbe due soli assessorati, nonostante la richiesta di salire a tre. In queste ore i forzisti starebbero tentando di ottenere a loro volta una vicepresidenza. Non è più previsto alcun assessorato per i centristi di “Noi Moderati”, che probabilmente dovranno accontentarsi di qualche sottosegretario.

Quanto alla rosa dei nomi e alle possibili deleghe, la pattuglia di FdI dovrebbe essere costituita, oltre che da Alparone (Bilancio, l’ipotesi), da Romano La Russa (vicepresidente della Giunta), Paola Bulbarelli (sarebbe un ritorno, a spingerla è Daniela Santanché), Franco Lucente (Casa), Stefano Zecchi (Cultura), Lara Magoni (Turismo e Moda, una riconfema in questo caso), Barbara Mazzali o Ettore Prandini per l’Agricoltura, anche se l’ultimo potrebbe essere in lizza per la vicepresidenza. Da considerare, infine, Christian Garavaglia, primo degli eletti a Milano e uomo di Mario Mantovani. A lui o a Bulbarelli potrebbero finire le deleghe alla Famiglia e al sociosanitario nel caso in cui l’assessorato alla Sanità, che resterebbe a Bertolaso, fosse spacchettato.

Per la Lega i nomi sono quelli di Massimo Sertori (Montagna e Piccoli Comuni), Guido Guidesi (Sviluppo Economico), Claudia Terzi (Trasporti), Elena Lucchini (Disabilità e Pari Opportunità) e, come detto, Fermi. Occhio, però, a Stefano Bolognini e Davide Caparini. Per Forza Italia l’unica certezza sembra essere Simona Tironi, per il resto è testa a testa tra Gianluca Comazzi, Fabrizio Figini e, spinto da Alessandro Cattaneo, Ruggero Invernizzi, pavese, nelle vesti del terzo che gode tra i due litiganti.