Emergenza Coronavirus: "la passeggiata", rischio da reato

C’è ancora troppa gente ancora in giro, la Procura indaga a tappeto. La denuncia non si chiude con la multa, si apriranno processi penali

Emergenza Covid 19, persone all’aria aperta nonostante i divieti di assembramento

Emergenza Covid 19, persone all’aria aperta nonostante i divieti di assembramento

Milano, 20 marzo 2020 - Non è come una multa per divieto di sosta. Ogni denuncia per "inosservanza dei provvedimenti dell’autorità" a carico di coloro che vanno in giro in città senza un comprovato motivo sarà valutata e - in caso di dolo, o anche solo di colpa - produrrà ai danni del responsabile un decreto penale di condanna che resta come un precedente nella fedina penale. Così intende muoversi la Procura di Milano nei confronti di chi viola le norme sull’emergenza coronavirus. Nella sola giornata di mercoledì erano arrivate 80 segnalazioni di violazioni, quelle di ieri sarebbero altrettante e gli inquirenti precisano che si sta parlando di reati che come tali vanno puniti.

L’inosservanza dei provvedimenti che impediscono gli spostamenti, se non per comprovati motivi, è punita sia a titolo di dolo che di colpa con l’arresto fino a 3 mesi o un’ammenda fino a 206 euro. È una contravvenzione penale e dunque, viene precisato, non una sanzione amministrativa: quindi chi infrange la legge può essere destinatario di un decreto penale di condanna emesso da un giudice, che nel caso non venga impuugnato e diventi quindi definitivo vale come un precedente penale. Certo è possibile che il responsabile della violazione presenti richiesta di oblazione, una specie di patteggiamento, e in quel caso eviterà il peggio pagando la metà del massimo dell’ammenda, cioè 103 euro.

Oppure che, una volta ricevuto il decreto penale di condanna, lo impugni entro due settimane quando potrà dimostrare di aver avuto tutti i diritti di circolare. In entrambi i casi, comunque, avrà bisogno di un avvocato. Insomma non è uno scherzo. Di queste denunce (solo mercoledì ne erano arrivate 80, ieri più o meno altrettante ma quelle redatte dalle forze dell’ordine milanesi sono già quasi 1.500) si occupa l’“ufficio Portale“ della Procura, voluto dal procuratore Francesco Greco e coordinato dal pm Giancarla Serafini. Ogni caso, dunque, verrà analizzato. Se ad esempio ci si troverà addirittura di fronte a una persona consapevole di essere positiva al coronavirus ma che ha deciso comunque di stare a contatto con altri senza presidi di sicurezza, a quel punto potrebbe essere valutata adddirittura l’ipotesi più grave di “procurata epidemia colposa“, reato punito con la reclusione da tre a dodici anni.