
Carmela Rozza, consigliera regionale del Pd (NewPress)
Milano, 30 ottobre 2019 - Case popolari assegnate non più in base ad una graduatoria ma in base ad una «riffa permanente». E nel passaggio dall'una all'altra modalità viene meno la possibilità di sapere quante siano esattamente le persone che hanno bisogno di un alloggio pubblico in Lombardia e, quindi, la possibilità di gestire il fenomeno. È questa la denuncia avanzata ieri da Carmela Rozza, consigliera regionale del Pd. Nel mirino c'è il nuovo regolamento per l'assegnazione delle case popolari messo a punto dalla Giunta leghista di Roberto Maroni ed ora attuato dalla Giunta leghista di Attilio Fontana.
«Nel 2018, quando vigeva ancora il vecchio regolamento, in Lombardia sono state presentate 54.662 domande, di cui 25.192 solo a Milano. E gli alloggi effettivamente assegnati sono stati 2.286 – spiega, numeri alla mano, la Rozza –. Ora quelle 54mila domande di fatto sono state cestinate perché il nuovo regolamento della Regione prevede che ogni volta che si mettono a disposizione degli alloggi si riparta da zero. Via via che gli alloggi si diventano assegnabili i cittadini devono di volta in volta candidarsi al singolo bando spendendo ogni volta 16 euro di marca da bollo da allegare alla domanda. In questo modo si hanno solo graduatorie parziali e temporanee, non si monitora e non si tiene memoria del bisogno reale e complessivo di case in regione. Una riffa». Esempio: a Milano fino al 2 dicembre è aperto un bando per 457 alloggi e ad un mese dall'apertura le domande sono già più di tremila. Bene, i 2.500 bisognosi che non vedranno assegnarsi l'alloggio dovranno aspettare il prossimo bando e provvedere a ricandidarsi pagando di nuovo 16 euro. Problema nel problema – denuncia la Rozza –, i cittadini non sono stati informati a dovere della necessità di doversi sempre ricandidare.
L'altra criticità sollevata dalla consigliera del Pd è relativa agli indigenti, vale a dire: quanti hanno un reddito annuo pari o inferiore a 3mila euro. Il nuovo regolamento limita al 20% la quota delle case popolari che possono essere assegnate a questa fascia di persone. «Ma non si capisce come si debba calcolare questo 20% – contesta la Rozza –. Il caso di Cinisello Balsamo è emblematico. Il Comune ha lanciato un bando per 18 alloggi, con scadenza al 18 novembre, senza riservarne alcuno agli indigenti perché nel bando precedente, scaduto a luglio, erano già stati riservati alcuni alloggi a questa categoria. Peccato che quel bando mettesse in assegnazione solo 9 alloggi. E che non si capisca, quindi, come si debba calcolare quel tetto del 20% previsto dal regolamento».
Da qui le conclusioni della Rozza: «È grave che decadano le domande presentate in precedenza e che le graduatorie finiscano nel cestino. La Regione obbliga i bisognosi a partecipare ogni volta a una lotteria insensata. Qualcuno avrà avvisato chi è in graduatoria che se non partecipa a un altro bando non avrà mai l'alloggio Se l'obiettivo era la semplificazione, il risultato è l'esatto contrario. E nessuno avrà più dati certi sul bisogno abitativo: questo conviene alla propaganda della Lega, non ai bisognosi».
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