Perché i medici di base non rispondono? Hanno troppi pazienti: in Lombardia 2 su 3 hanno più di 1.500 assistiti

La causa è la carenza di professionisti dovuta a mancata programmazione politica e troppi pensionamenti. E così molte zone e molti malati restano senza una copertura efficace

In Lombardia mancano più di 1.200 medici di medicina generale (foto di repertorio)

In Lombardia mancano più di 1.200 medici di medicina generale (foto di repertorio)

Che i medici di base siano oberati di pazienti è un fatto nazionale, ma in Lombardia la situazione è particolarmente critica. Mediamente, in Italia, il 48% dei professionisti di medicina generale segue più di 1.500 pazienti, cioè il limite previsto per legge (benché spesso venga derogato a livello regionale). Ecco, questa percentuale in Lombardia sale al 71%. Tradotto: due medici su tre hanno troppi pazienti e il motivo, banale, è che sono troppo pochi.

Questi dati sono stati pubblicati dalla Fondazione Gimbe sulla base di quelli forniti dal ministero della Salute e fanno riferimento all’anno 2022 (sono i più aggiornati). Complessivamente, mancano oltre 3.100 medici di base, con una carenza più critica soprattutto nelle regioni settentrionali. In Lombardia ne mancano 1.237, in Veneto 609, in Emilia Romagna 418, in Piemonte 296 e in Campania 381.

Il risultato, spiega il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta, è che “questo sovraccarico di assistiti determina inevitabilmente una riduzione della disponibilità oraria e, soprattutto, della qualità dell'assistenza accendendo ‘spie rosse’ su tre elementi fondamentali: la reale disponibilità di medici di medicina generale in relazione alla densità abitativa, la distribuzione omogenea e capillare sul territorio e la possibilità per i cittadini di esercitare il diritto della libera scelta”.

Perché mancano medici di base

Le cause di questa carenza sono diverse e solo in parte interconnesse: mancata programmazione da parte delle autorità politiche e sanitarie, blocco delle assunzioni per troppi anni, troppi pensionamenti. Tutto concorre all’emergenza. Gli effetti della Legge Fornero e di Quota 100 hanno accelerato una crisi già in atto. 

Negli scorsi anni, i Governi non hanno previsto abbastanza borse di studio per gli studenti di medicina – necessarie per specializzarsi anche in medicina generale – e questo non ha garantito un ricambio generazionale in relazione ai pensionamenti attesi.

“Ed è evidente – aveva detto Cartabellotta alcune settimane fa – che le soluzioni ‘tampone’ attuate dal Governo con il Decreto Milleproroghe (innalzamento dell’età pensionabile a 72 anni) e dalle Regioni (aumento del massimale) servono solo a nascondere la polvere sotto il tappeto”.

Le Regioni con maggiori carenze

In particolare, il massimale di 1.500 assistiti viene superato da più di un medico di medicina generale su due in Emilia-Romagna (51,5%), Campania (58,4%), Provincia Autonoma di Trento (59,1%), Valle D'Aosta (59,2%), Veneto (64,7%). E addirittura da due su tre nella Provincia Autonoma di Bolzano (66,3%) e, appunto, in Lombardia (71%).  

Cosa succederà nei prossimi anni

Tenendo quindi conto dei pensionamenti attesi e del numero di borse di studio finanziate per il corso di formazione in medicina generale – evidenzia Gimbe – è stata stimata la carenza di medici di famiglia al 2026, anno in cui dovrebbe ‘decollare’ la riforma dell'assistenza territoriale prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Considerando l'età di pensionamento ordinaria di 70 anni e il numero borse di studio messe a bando per gli anni 2020-2023 comprensive di quelle del Dl Calabria per cui si sono presentati candidati, nel 2026 il numero dei medici di base diminuirà in media di 135 unità rispetto al 2022, ma con nette differenze regionali.

In particolare saranno tutte le Regioni del Sud (tranne il Molise) nel 2026 a scontare la maggior riduzione di professionisti: Campania (-384), Puglia (-175), Sicilia (-155), Calabria (-135), Abruzzo (-47), Basilicata (-35), Sardegna (-9,) oltre a Lazio (-231), Liguria (-36) e Friuli Venezia Giulia (-22).