Il caporale marca visita, due anni di (finta) malattia: condannato a risarcire l’esercito

Il graduato in forza alla Teuliè di Milano è sparito per 659 giorni. Dopo il patteggiamento davanti ai giudici militari, la stangata: deve ridare 74mila euro

Giuramento degli allievi della scuola militare Teuliè di Milano

Giuramento degli allievi della scuola militare Teuliè di Milano

Non ha lavorato per 659 giorni, giustificando le assenze prolungate con certificati medici falsi. Dopo aver patteggiato due anni di reclusione nel 2019 (con pena sospesa) davanti al Tribunale militare di Verona, ora il caporal maggiore dell’Esercito Francesco F. deve fronteggiare la stangata della Corte dei Conti della Lombardia, che gli ha imposto di restituire al Ministero della Difesa i 74.354,82 euro illecitamente percepiti, aggiungendoci 5mila euro per il danno d’immagine alla forza armata.

La storia , finora inedita, risale ad alcuni anni fa, quando l’assenteista cronico prestava servizio alla scuola Teuliè di corso Italia 58 a Milano, il prestigioso istituto di formazione militare fondato più di due secoli fa in epoca napoleonica. Stando a quanto ricostruito nella sentenza dei giudici contabili, le contestazioni al cinquantunenne casertano riguardano tre periodi ravvicinatissimi della sua carriera, tra il 20 settembre 2016 e il 19 luglio 2018.

Il primo reato è quello di simulazione di infermità continuata e aggravata, perché "in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, simulando malattie inesistenti, con la produzione di certificati medici falsi, induceva in errore i superiori al fine di sottrarsi al servizio militare volontariamente assunto".

Poi c’è la diserzione aggravata e continuata, perché al termine di una serie di recuperi compensativi o di riposi medici domiciliari non si è presentato regolarmente in servizio, restando a casa senza un motivo valido.

E infine Francesco F. è stato condannato pure per truffa militare pluriaggravata e continuata, perché "ha indotto in errore l’amministrazione militare, che continuava a corrispondere gli emolumenti stipendiali anche in relazioni a periodi “non lavorati”".

A processo concluso, la Procura contabile ha emesso un invito a dedurre, quantificando il complessivo danno al Ministero della Difesa in 223.064,46 euro, di cui 74.354,82 euro per danno patrimoniale e 148.709,64 euro per danno d’immagine.

Il diretto interessato non ha depositato memorie difensive né si è costituito in giudizio, tanto che la Corte ne ha dichiarato la contumacia. I giudici hanno ritenuto accertata la commissione dei fatti, sulla base delle "certificazioni mediche trasmesse dal convenuto all’amministrazione ma espressamente disconosciute dai sanitari apparenti sottoscrittori".

Quindi, "è evidente che le condotte truffaldine e simulatorie sono state commesse con dolo, ovvero con coscienza e volontà, e con la consapevolezza della loro illiceità". Fatta questa premessa, i giudici sono passati al calcolo del quantum da restituire: 74.354,82 euro, pari alla retribuzione incassata illecitamente per 659 giorni.

E il danno d’immagine? I pm sono partiti come sempre dal danno patrimoniale, moltiplicando la cifra per due. La Corte, però, ha notevolmente ridimensionato la somma iniziale (da quasi 149mila a 5mila euro), tenendo conto di tre elementi: la minor gravità dei reati contestati rispetto ad altri come corruzione e peculato, il ruolo non di rilievo occupato da Francesco F. nella scala gerarchica e la scarsa (o meglio, nulla) eco mediatica della vicenda. Una lacuna, quest’ultima, appena colmata.