Catania, bimba uccisa dalla madre: i misteri da risolvere

Ancora tanti gli interrogativi a cui gli investigatori e gli inquirenti stanno cercando di dare una risposta

Ormai sono diventati famigerati i suoi "Non ricordo". Martina Patti, 23 anni, rea confessa dell'omicidio della piccola Elena di 5 anni a Mascalucia in provincia di Catania, durante l'interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari ha scelto di rispondere alle domande. Ma non di chiarire alcuni punti, che rimangono del tutto oscuri. Gli interrogativi sono diversi: ha agito da sola o è stata aiutata da qualcuno? Come ha portato il corpo della figlia nel campo in cui poi è stata ritrovata? Possibile che nessuno si sia accorto di nulla? Martina Patti avrebbe confermato di essere l'unica responsabile del delitto e di aver ucciso la piccola Elena proprio in quel campo. Ma allora come è possibile che non ci siano testimoni? Come può essere che nessuno abbia visto lei e la bimba andare da quelle parti? 

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Ieri si è svolta all'ospedale Cannizzaro di Catania l'autopsia sul corpo della piccola Elena e si attendono quindi i risultati ufficiali per capire se qualche elemento utile alla ricostruzione di quello che è successo potrebbe arrivare anche da lì. 

Intanto si scava nel passato di Martina Patti: l'ex compagno e padre della bimba, Alessandro Del Pozzo, sostiene che non si possa essere trattato di un raptus. Ma che, anzi, la donna avesse pianificato il delitto. Il movente potrebbe essere la gelosia nei confronti della relazione che proprio lui ha con un'altra donna. Quale sarebbe stato il ruolo della bimba? Quello della vittima designata, appunto. Al centro di una sorta di sindrome di Medea, peraltro di certo anticipata da dei fattori di rischio ben precisi.