Bimbi abusati al maneggio: si alza il velo su altri casi

La denuncia di una madre fece scoprire l’orrore rimasto a lungo impunito. A pochi giorni dal processo all’uomo indagato emergono nuove testimonianze

Un bimbo in un maneggio

Un bimbo in un maneggio

Le tenebre su uno dei più noti maneggi dell’hinterland milanese sono calate ormai da circa tre anni. Ovvero da quando una mamma denunciò ai titolari del centro ippico che la propria bambina aveva subito molestie sessuali da un venticinquenne tesserato per il circolo. Nulla accadde. Poi alla fine del 2019 un’altra madre fece scoprire l’orrore, che continuava impunito: anche la sua bimba di soli 9 anni era finita nelle grinfie dell’orco che avrebbe dovuto preoccuparsi di mettere il collirio ai pony in quel centro sportivo che solo in apparenza era un’oasi di felicità dove far divertire i più piccoli.  Non solo le molestie, addirittura minacce col coltello. Troppo. Ad inizio della primavera scorsa la mamma coraggio, fino ad allora rimasta in silenzio, contatta la redazione de Il Giorno. Per raccontare (16 aprile 2021) in esclusiva i mesi da incubo della sua bambina e sfogare tutta la rabbia di fronte all’omertà di chi sapeva ed aveva taciuto. Per chiedere una giustizia severa, dal punto di vista sportivo ma soprattutto penale, visto che il soggetto su cui pendono gravissime accuse (già sospeso per 5 anni dalla Federazione Sport Equestri) è ancora a piede libero. A pochi giorni dal processo emerge la drammatica realtà: le bambine molestate (fra i 5 e i 9 anni) erano molte di più. Ecco le nuove incredibili testimonianze raccolte tra la rabbia e il dolore dei familiari coinvolti.  

Non un caso isolato, quasi derubricato come denuncia di una mamma “fantasiosa”. Neppure due semplici coincidenze, con la testimonianza di un’altra madre coraggio che confermava la terribile realtà di un centro ippico a nord di Milano. Sono almeno sei le bambine di età compresa fra i 5 e i 9 anni che negli ultimi mesi hanno parlato, confidando ai genitori di essere state molestate sessualmente e minacciate con un coltello da un tesserato della Federazione Italiana Sport Equestri che lavorava all’interno del maneggio. È l’agghiacciante verità che emerge a proposito dei casi di pedofilia in un centro ippico: sotto accusa M.T., un uomo (25enne all’epoca dei fatti) il quale già alla fine del 2018 aveva ricevuto una prima denuncia e oggi è ancora a piede libero, tanto da potersi recare al lavoro indisturbato nell’azienda di famiglia.

Nel dicembre 2020 il Tribunale Federale della Fise gli aveva comminato la sanzione di 5 anni di sospensione. Il tesserato è stato poi rinviato a giudizio (nonostante il silenzio compiacente di chi sapeva, vedeva e non parlava) e adesso sarà processato sempre con l’accusa di violenza sessuale e abusi su minori. L’udienza con rito abbreviato davanti ai giudici del Tribunale di Milano è prevista per mercoledì 27 ottobre anche se potrebbe essere rinviata perché il CTU ha chiesto ulteriori 30 giorni per il deposito delle consulenze.

Ma tutto ciò non ferma, ovviamente, la voglia di giustizia delle famiglie (e delle bimbe) che sono parte lesa nella terribile vicenda (l’udienza di un secondo processo, relativo alla denuncia del 2018, si svolgerà il prossimo gennaio). Anzi, la posizione dell’uomo e di chi avrebbe dovuto vigilare rischia di aggravarsi, sia dal punto di vista penale che sportivo: "Ho ricevuto mandato per depositare una nuova querela nei confronti del titolare del maneggio per aver omesso di vigilare e di porre in essere le attività idonee ad evitare la perpetrazione dei reati all’interno dei luoghi di cui lui è garante - spiega l’avvocato Solange Marchignoli, legale di due delle bambine -. E poi verrà effettuata ulteriore segnalazione alla Fise per l’apertura di un nuovo fascicolo disciplinare a carico dell’imputato e del garante del maneggio al fine di accertare disciplinarmente le responsabilità, valutando la possibilità di applicare nuove sanzioni al circolo stesso (il responsabile era già stato “sospeso” per 6 mesi, ndr)". Tutto ciò perché le versioni dei fatti sono state confermate dalle bambine e dai loro genitori. Ci sono indizi pesanti di colpevolezza nei confronti di M.T. nonostante le versioni fornite dalla psicologa e dagli istruttori che hanno definito l’imputato "un personaggio atipico, magari esibizionista", ma tranquillo. Testimonianze che gli hanno evitato non solo il carcere ma pure i “domiciliari”.

Eppure le accuse dicono altro: ci sono le parole delle bimbe, ma pure la denuncia di un’ex fidanzata che conferma la natura violenta dell’uomo ("Mi prendeva a schiaffi davanti a tutti nel maneggio") e poi i sospetti di altri ex collaboratori ("Si vedeva chiaramente che era un personaggio strano e aveva un ritardo nell’apprendimento. Quando è scoppiato il caos altri istruttori mi dicevano che quell’uomo poteva essere allontanato prima, e che certi atteggiamenti erano stati sottovalutati", racconta un ex dipendente). "Chiesi delle spiegazioni quando i carabinieri mi dissero che c’era già una denuncia - rivela una delle mamme coinvolte - e al maneggio mi risposero che quella era una ragazzina “facile”, e i genitori avevano usato questa scusa per non pagare. Eppure quell’uomo mandava foto inguardabili sui cellulari. Ciò che davvero è difficile da accettare, oltre al dolore per quanto accaduto a mia figlia, sono stati i comportamenti di quelle persone che sapevano e nulla hanno fatto per impedire che fosse fermato".