Garlasco, Andrea Sempio: "Un anno per uscire dall'incubo, mi ha salvato la famiglia"

Si ritrovò indagato per un esposto risultato infondato

Andrea Sempio

Andrea Sempio

Garlasco (Pavia), 7 gennaio 2018 - Andrea Sempio un anno dopo. È stata una lunga marcia: dal giorno, a ridosso di Natale del 2016, in cui il ventinovenne di Garlasco si ritrova iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio di Chiara Poggi (sorella di Marco, suo amico d’infanzia) a quello del completo proscioglimento.

Andrea Sempio, un anno dopo.

«È tornato tutto alla normalità, alla tranquillità. Per ora e mi auguro per sempre. Tutto posto, lavoro, famiglia».

Chi ha avuto vicino in questi mesi?

«La mia famiglia. I miei amici, che ho avuto sempre vicino. La vicinanza degli amici non è mai mancata».

Marco Poggi?

«Assolutamente amici, come sempre».

Quanto è stato segnato da questa vicenda?

«Ovviamente lo sono stato e lo sono ancora. Non è una cosa che si possa dimenticare così, da un giorno all’altro, da un momento all’altro. Sono sereno, lo sempre stato anche nei momenti più brutti».

Prova rabbia, voglia di rivalsa, di rivincita?

«È una cosa a cui non sto pensando. Non penso alla vendetta, chiamiamola così. Penso più che altro a godermi la normalità, la tranquillità che ho recuperato. Con gli avvocati abbiamo fatto la nostra denuncia. Vedremo. Quello che voglio dire è che non è che la mattina mi sveglio e penso a rifarmi, a rivalermi. Oppure che ci pensi tutti i giorni».

Com’è stato questo Natale?

«Abbiamo passato un Natale decisamente più normale rispetto a quello dell’anno prima. Anche i miei genitori sono più tranquilli, dopo avere sofferto tanto. È stato un brutto colpo. L’abbiamo saputo dalle televisioni. Quando lo racconto non ci crede nessuno. Possibile, mi chiedono, che non ti sia arrivato un avviso di garanzia, qualcosa? Niente. Poi è venuto tutto il casino mediatico. Però io e i miei genitori abbiamo saputo dalla televisione che ero indagato per l’omicidio di Chiara. Provi a immaginare che Natale abbiamo passato».

Andrea Sempio, amico di Marco e frequentatore della casa dove Chiara Poggi fu uccisa, il 13 agosto del 2007, viene indagato dopo un esposto-denuncia presentato alla procura generale di Milano da Elisabetta Ligabò, madre di Alberto Stasi (che sconta una condanna definitiva a 16 anni di reclusione per l’omicidio della fidanzata Chiara). Cardine dell’esposto la consulenza affidata dalla difesa di Stasi al biologo forense Pasquale Linarello. Il codice genetico di Sempio è stato estrapolato da un cucchiaino di caffè e da una bottiglietta d’acqua. Secondo Linarello esiste piena compatibilità genetica fra il cromosoma Y di Sempio e quello su due margini ungueali della vittima. Gli atti passano alla Procura di Pavia. Il procuratore aggiunto Mario Venditti e il sostituto Giulia Pezzino chiedono che il procedimento venga archiviato. Il giudice delle indagini preliminari Fabio Lambertucci accoglie la richiesta e il 28 marzo dello scorso anno firma una ordinanza di archiviazione di dieci pagine che boccia la pista «dell’assassino alternativo» e definisce la consulenza Linarello «assai suggestiva ma totalmente priva di valore scientifico».