ROBERTO CANALI
Cronaca

Andrea Galimberti e Sara Stefanelli, morti insieme sul Monte Bianco a 4.500 metri: “Inseguivano un sogno”

Sorpresi sabato da un bufera al Mur de la Cote, sul versante francese del massiccio. Ad avvistarli dopo tre giorni un elicottero della gendarmerie di Chamonix. I soccorritori: “Deceduti per assideramento”. Stessa sorte per due scalatori coreani

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Sara Stefanelli, 41 anni, abbracciata ad Andrea Galimberti, 53 anni

Aosta – La speranza in vetta al Monte Bianco si è spenta nel pomeriggio, quando dopo tre giorni di maltempo l’elicottero del Peloton de la gendarmerie d’haute montagne di Chamonix è riuscito a prendere il volo. Durante i sorvoli i soccorritori sono riusciti a distinguere le sagome di Andrea Galimberti, 53 anni imprenditore di Cabiate in provincia di Como, e di Sara Stefanelli, 41 anni, medico, che da Genova si era trasferita a Milano e lavorava in un clinica geriatrica.

I loro corpi senza vita sono stati ritrovati a 4.500 metri di quota, nella zona del Mur de la Cote, un pendio ghiacciato particolarmente ripido che porta alla vetta del Monte Bianco, sul versante francese. A poca distanza da loro c’erano i corpi degli altri due sfortunati scalatori coreani che erano dispersi da sabato pomeriggio, anche loro sorpresi dalla tempesta di neve e ghiaccio che si era scatenata in cima al Monte Bianco.

Andrea a Sara erano partiti nella notte tra venerdì e sabato dal rifugio des Cosmiques per seguire una delle vie che portano alla vetta. Ad aprire il cammino c’era Andrea, alpinista esperto e grande amante della montagna e delle escursioni, anche molto impegnative, che poi amava raccontare sulle sue pagine social. Era stato lui a trasmettere la passione anche a Sara, con la quale una settimana fa aveva scalato il Cervino. “Dopo il classico corso di alpinismo tre mesi fa Sara inizia ad arrampicare con me – aveva raccontato fiero sul suo profilo social –. Davvero tanta roba da subito, in alta quota sul facile non ha problemi anzi va da Dio, e poi “Andre, io ho un sogno da sempre, arrivare in vetta al Cervino!” la guardo negli occhi e ci leggo dentro una passione infinita, grande come la mia”.

Con questo spirito i due avevano affrontato anche l’ascesa del Monte Bianco, probabilmente l’ultima dell’estate prima di rientrare al lavoro, ma sabato pomeriggio si è scatenato l’inferno. Drammatica l’ultima telefonata di Andrea e Sara sabato pomeriggio ai soccorritori della gendarmerie, durante la discesa dalla cima, a causa della nebbia e delle condizioni meteo proibitive. “Non vediamo nulla, veniteci a prendere, rischiamo di morire congelati”. La coppia stremata dalla fatica e dal gelo aveva spiegato di essere anche caduta in un crepaccio, dal quale era riuscita a uscire fortunosamente, ma con grande difficoltà. Solo il giorno dopo l’elicottero della gendarmerie è riuscito a prendere quota, ma non è riuscito a volare oltre i 4.200 metri di quota perché le condizioni meteo erano ancora pessime.

Ad alimentare la speranza è stato il recupero di una delle tre cordate disperse in quota, composta da due scalatori coreani che sono stati ritrovati domenica pomeriggio dai soccorritori che sono saliti via terra. All’appello mancavano Andrea, Sara e altri due scalatori coreani. Per due giorni i loro amici hanno sperato, confidando nella grande esperienza dello scalatore comasco. Quando alle 16 la nota della gendarmerie ha fatto cadere le ultime speranze e gli appelli a “non mollare” e rientrare “presto a casa” si sono trasformati in ricordi e messaggio di cordoglio alle famiglie.

“Due persone speciali, che amavano la montagna come pochi, se ne sono andate”, scrive un’amico. “La montagna era il loro posto del cuore, dove si sentivano liberi, vivi, in pace. Inseguivano i loro sogni”. Secondo i militari del Peloton d’haute montagne di Chamonix è probabile che siano morti per assideramento, e il decesso forse è avvenuto già sabato scorso, in mezzo alla bufera.