Alternanza scuola-lavoro importante, non seguiamo l'emotività

La tragedia dello studente morto a Udine deve incentivare la sicurezza, non abolire una pratica virtuosa

Studenti in alternanza scuola-lavoro (repertorio)

Studenti in alternanza scuola-lavoro (repertorio)

In Italia è sufficiente un caso di cronaca per avviare o cambiare una politica pubblica. Viene filmato un atto violento in qualunque città d’Italia? Il giorno dopo i decisori locali annunceranno l’aumento del numero delle forze dell’ordine. La scelta è basata su un’analisi statistica del fenomeno criminalità nella città? Il più delle volte no, ma non importa. Quello che conta è dare risposte politiche ad un fatto mediatico. Muore un ragazzo durante un’attività di tirocinio con la scuola, in alternanza scuola-lavoro? Intellettuali, politici e opinione pubblica iniziano a gridare all’abolizione del programma. Le politiche pubbliche fatte sull’onda dell’emozione, però, non possono o potranno mai essere politiche pubbliche efficienti. Per sviluppare un programma di policy sono necessari studi, analisi, dati e validazioni delle teorie o delle cosiddette assumptions.

Esattamente come avviene in qualunque contesto complesso o organizzativo. Utilizzare soldi pubblici sull’onda dell’emotività rappresenta la ricetta perfetta per un disastro: i fondi potrebbero essere spesi velocemente e senza programmazione, dando luogo a possibili sprechi e inefficienze. Oppure, a scelte sbagliate. Il caso dello studente morto durante l’attività di scuola-lavoro in un'azienda di Udine è tragico, ma non prova alcun nesso causale tra i programmi di alternanza e le morti tra i giovani. Abolire l’alternanza scuola-lavoro per la morte di un giovane è come vietare l’uso delle macchine agli under 25 per evitare le morti in strada (che, per la cronaca, sono la prima causa di morte per giovani maschi in Italia, tra i 15 e i 25 anni, secondo ISTAT). Qualunque attività dell’uomo può generare esternalità negative e benefici. L’auto permette di far spostare le persone, di permettere loro di lavorare, di divertirsi, di consumare, di vivere.

L’alternanza scuola-lavoro ha una funzione sociale indispensabile per accompagnare gli studenti delle scuole professionali verso un’attività occupazionale in linea con le esigenze dei mercati, e quindi, dei lavoratori. Se l’alternanza scuola-lavoro non funziona, non può essere una morte a stabilirlo, ma, eventualmente, uno studio di impatto sui risultati del programma, che possa portare ad una riforma, una trasformazione, e persino un'abolizione. L’emotività non è una buona ragione per stravolgere o cambiare le politiche di un ente pubblico, trasmettendo il messaggio, errato, che un fatto di cronaca possa essere statisticamente rilevante o possa presentare un nesso causale con un altro fenomeno. La logica insegna a distinguere nessi causali, nessi temporali, fenomeno e concatenazioni di eventi. Forse, l’unica vera riforma da attuare sarebbe quella di iniziare ad insegnare, fin da subito, i principi di logica nelle scuole, per evitare che commentatori, politici e cittadini possano cadere nelle trappole dei bias, ovvero gli “inganni” che la mente subisce durante un’attività a forte impatto emotivo. Senza una presa di coscienza collettiva, l’Italia continuerà a produrre politiche pubbliche basate sull’emotività, e mai sulla logica.