
Un'immagine dell'alluvione della Valtellina del 1987 dove morirono 57 persone
Alzate Brianza (Como) - Rammenta ancora, con emozioni forti e qualche brivido di ritorno, l’alluvione della Valtellina: 35 anni fa “come fosse adesso”, la signora Cristina Corti in Cucco, di Alzate Brianza. ù
Era poco più che una ragazzina quando, con tutta la famiglia, andò in vacanza una decina di giorni a San Martino in Val Masino. Capo comitiva suo padre Pietro Corti, noto e apprezzato personaggio del mondo imprenditoriale alto brianzolo, scomparso l’anno scorso. C’erano poi la mamma Maria Luisa, la sorella Roberta con il fidanzato Stefano. "L’alluvione ci colpì un paio di volte e debbo dire che ce la siamo cavata per miracolo, solo grandi spaventi. L’approccio drammatico fu poco dopo la partenza durante il tragitto sulla “36”, poco prima di Dervio quando la galleria si riempì improvvisamente di acqua. C’era un nubifragio. Eravamo con due auto, il papà davanti sulla sua Mercedes 190 con la mamma. Noi dietro con una Ritmo. La Mercedes riuscì a superare lo smottamento mentre la Ritmo si ribaltò e andò a sbattere contro la parete. Non ci ferimmo, ma l’auto era distrutta".
Cristina si ricorda che cercavano aiuto ma non arrivava nessuno. Poi una pattuglia della Stradale avvertì che la strada era stata chiusa. "Noi fummo gli ultimi ad entrare in galleria". Chiamato il carro attrezzi, portata via la Ritmo inservibile, salirono tutti sulla Mercedes di papà. Decisero di proseguire per la meta prefissata. Pioveva a dirotto e già si notavano allagamenti da tutte le parti. Giunti ad Ardenno, dove c’è il bivio per il Masino, furono bloccati. Il ponte della “statale” era chiuso. "Eravamo fermi e vedevamo il torrente Tartano che scendeva precipitoso trascinando travi, rottami, pezzi di costruzione. Scoprimmo dopo che erano quel restava dell’albergo di Tartano distrutto la sera prima dall’alluvione, con alcuni morti. Uno spettacolo terribile".
Continuava a piovere, ma la comitiva di papà Pietro decise di raggiungere ugualmente San Martino e si insediarono nell’appartamento che papà aveva preso in affitto. "Il tempo era pessimo e il torrente San Martino, che quando giungemmo era normale, la sera era dirompente, faceva paura. Di notte entravano i suoi spruzzi dalla finestra. La mattina dopo decidemmo di battere in ritirata", racconta ancora Cristina. Una volta partiti verso valle la Mercedes fu fermata poco prima dell’ormai noto “Ponte del Baffo”. "Ci dissero che giù a valle, ad Ardenno, era tutto bloccato. Non restava quindi che passare per il “Ponte del Baffo” - ricorda Cristina -, ma anche quello era in pericolo. Poi decisero di far passare un’auto ogni tanto. Noi fummo gli ultimi a superarlo. Dopo fu chiuso definitivamente, poi crollò. Insomma la scampammo davvero per miracolo".