FEDERICA PACELLA
Cronaca

Agricoltura in Lombardia: stipendi da fame e rischio caporalato

I dati dell’ultimo Rapporto Agromafie e Caporalato raccolti dalla Cgil: la retribuzione lorda nella regione supera di poco i 10mila euro e crescono le irregolarità

Blitz dei carabinieri in un'azienda agricola

Blitz dei carabinieri in un'azienda agricola

Milano, 5 dicembre 2024 – Aumentano le irregolarità in agricoltura, mentre tra i regolari è sempre più diffuso il lavoro povero. Sono alcuni degli aspetti che emergono dall’ultimo Rapporto Agromafie e Caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil, che, anno dopo anno, fa emergere fenomeni nuovi o consolidati nei campi.

In Lombardia, il valore delle retribuzioni dei dipendenti agricoli risulta superiore a quello nazionale, anche se si parla di cifre da lavoro povero: 6mila euro annui la retribuzione media in Italia, 10mila annui in Lombardia; la media è di circa 7.600 euro a livello nazionale, 12mila a livello regionale.

Le irregolarità

Quanto alle irregolarità, l’Ispettorato del lavoro ha riscontrato il 70,9% di irregolarità nel 2023, in aumento rispetto al 62,92% del 2022 e al 54,29% del 2021. Diminuiscono i casi di caporalato o fenomeni interpositori riscontrati, che restano però presenti nei campi lombardi.

“I dati contenuti nel VII Rapporto Agromafie e Caporalato – spiega il segretario generale della Flai, Giovanni Mininni – ci dicono che irregolarità e sfruttamento continuano a pesare molto sul modello produttivo del nostro sistema agricolo. Redditi clamorosamente insufficienti e condizioni di lavoro, e quindi vita, insostenibili sono caratteristiche ancora profondamente radicate, ben più di quanto dicono i numeri ufficiali, censiti dall’Istat o emersi nelle poche ispezioni dell’Ispettorato del lavoro”.

Tra i “fenomeni“ lombardi, c’è quello dei cosiddetti “pascoli di carta“, esploso dopo la riforma della Pac del 2003 che ha introdotto il criterio del “disaccoppiamento“ dei premi rispetto agli ettari coltivati o al numero di bestiame posseduti, per cui i sostegni sono erogati indipendentemente da quanto ammonta la produzione.

Da allora, la domanda di terra e pascoli è esplosa. Un dato che emerge, di tanto in tanto, nelle inchieste come l’operazione Transumanza del 2023, portata avanti dalla Dda di Pescara, che ha coinvolto anche la Lombardia.

Qui, in particolare, grandi aziende della Bassa Lombardia, specialmente allevamenti intensivi di bovini e suini, affittano terre montane per spargere liquami e ottenere premi comunitari. “Affittare terre ad alta quota, infatti – si legge nel rapporto Agromafie e Caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil – riduce sulla carta il carico inquinante, facendo comparire fittiziamente un maggior numero di ettari disponibili, con l’effetto su salute ed ambiente per la contaminazione da nitrati”.