GABRIELE
Cronaca

Addio ai treni, vado in pensione Ma i problemi restano in servizio

Gabriele

Moroni

Dopo trentotto anni di Pendolarismo (con la P maiuscola, di quello tosto!) anche per me viene il tempo del prepensionamento, un passaggio reso meno traumatico da oltre un anno di smart working, causa pandemia. Se devo ripensare a tutti i cambiamenti epocali che si sono succeduti in questi decenni e scriverne, il tutto richiederebbe tanto tempo, il tempo di una vita trascorsa sui treni. In un velocissimo flash, dalle carrozze marroni a porte singole per seduta con i sedili di legno e gli scaldini sotto (impossibile sedersi d’inverno, se non ti volevi arrostire il fondoschiena) e le tende di broccato (!), poi passate dalle FS alle allora Ferrovie Nord Milano, ai treni Frecciabianca e Frecciarossa (con gli infiniti cambi di nome ma spesso non di qualità), nei trasporti ferroviari è cambiato il mondo. Senza paura di essere smentito, parafrasando un vecchio adagio, mi permetto di dire che si stava sicuramente meglio quando si pensava di stare peggio. Ne sono convinto, per esperienza vissuta: un lento, costante e progressivo peggioramento dei servizi alla clientela che tuttora vale il 90% dei viaggiatori giornalieri italiani. Giunto alla fine di un lungo percorso su rotaia (oltre un milione di km, dato al ribasso, avanti e indietro sulla Piacenza-Milano), il mio augurio sincero a tutti gli amici che continueranno a "pendolare" è quello di un buon viaggio, migliore dei tanti miei. Buona vita a tutti e che l’augurio vi arrivi, una volta tanto, in orario!

Ettore Fittavolini, Piacenza

Che cosa si può aggiungere a quanto scritto da una figura storica del pendolarismo, per molti anni presidente del Comitato Pendolari della Piacenza-Milano? Solo ricambiare il suo augurio: buona vita, amico Ettore!

mail: gabrielemoroni51@gmail.com