11 settembre, Milano ricorda l'attentato alle Torri Gemelle

Cerimonia con il vice console degli Stati Uniti a 19 anni dai tragici attentati. Fontana: "Giorno che ha cambiato per sempre le nostre vite"

La cerimonia di commemorazione in largo 11 Settembre a Milano (Mianews)

La cerimonia di commemorazione in largo 11 Settembre a Milano (Mianews)

Milano, 11 settembre 2020 - Diciannove anni dopo Milano ricorda, sotto il monumento alle vittime del terrorismo e delle stragi, l'attentato alle Torri Gemelle di New York. In largo 11 settembre 2001, davanti della sede di Città Metropolitana, il vice console degli Stati Uniti, Brian Corteville e la consigliera delegata della Città Metropolitana, Michela Palestro hanno sottolineato l'importanza di avere "memoria di quello che è successo" e rimarcato il "forte legame che unisce gli Stati Uniti e Milano". Presenti oltre ai rappresentanti delle forze militari italiane e americane anche i consoli generali di Giappone, Argentina, Polonia e Corea del Sud e il vice Console della Libia.

"Oggi siamo davanti a questo monumento per ricordare le oltre 3mila vittime di oltre 70 paesi, anche italiani. Non furono solo gli Stati Uniti ad essere stati attaccati, ma tutte le democrazie che condividono i nostri valori" ha detto il vice console statunitense. "A 19 anni dall'11 settembre 2001 abbiamo organizzato questo momento di ricordo di quella strage che fu terribile per tutto il mondo, rinnovando il profondo legame tra Italia e Stati Uniti, sottolineando l'importanza di ricordare", ha spiegato Palestro.

Anche il governatore lombardo Attilio Fontana oggi ha ricordato quella pagina buia su Facebook. "Sono trascorsi 19 anni da quell'11 settembre 2001 che cambiò per noi occidentali la percezione del vivere in una società sicura. Su quel giorno è stato detto di tutto: storie di eroi che hanno prestato i primi soccorsi, di famiglie spezzate, di sogni abbattuti, di teorie del complotto e incertezze politiche. Penso ai più giovani, oggi un neo maggiorenne non ha vissuto quel giorno maledetto, quando ci ritrovammo più deboli, più esposti e impreparati a fronteggiare nelle nostre città una cultura assassina. Occorre ricordare quel giorno che cambiò per sempre la nostra società - conclude il governatore lombardo -, ma occorre anche mostrare ciò che eravamo prima. New York, agosto 2001, eravamo felici e non lo sapevamo".