PIER GIORGIO RUGGERI
Cronaca

Un cranio di cervo gigante. Dal Po riaffiora la preistoria

Trovato dai volontari dell’associazione “Il Nibbio“ sulla spiaggia di Spinadesco "Pensavamo a un pezzo di ferro". Solo l’ultimo di una serie di reperti unici.

Un cranio di cervo gigante. Dal Po riaffiora la preistoria

Trovato dai volontari dell’associazione “Il Nibbio“ sulla spiaggia di Spinadesco "Pensavamo a un pezzo di ferro". Solo l’ultimo di una serie di reperti unici.

SPINADESCO (Cremona)

Il Po continua a restituire pezzi di preistoria: durante il recupero di alcune foto-trappole utilizzate per i censimenti faunistici, i volontari del gruppo ambientalista e di protezione civile “Il Nibbio“ hanno trovato lungo il fiume, nella sabbia degli Spiaggioni di Spinadesco, quello che secondo i primi accertamenti sarebbe la parte frontale del cranio appartenuto a un cervo gigante presente in Pianura Padana tra i settanta e i dodicimila anni fa. Si tratta del cervo megacero, o alce irlandese, presente in un’area molto grande compresa tra l’Europa e l’Asia Centrale. "All’inizio – racconta il presidente del Nibbio, Fabio Guerreschi – pensavamo si trattasse di un pezzo di ferro immerso in tre dita d’acqua, ma dopo averlo toccato e guardato meglio ci siamo accorti che poteva essere ben altro; lo abbiamo fotografato e inviato a un esperto che ci ha informato che si tratta del frontale del cranio di un cervo gigante". "Come prevede la legge – aggiunge Guerreschi – abbiamo presentato denuncia di rinvenimento occasionale ai carabinieri del nucleo tutela ambientale di Monza, che a loro volta hanno informato la sovrintendenza. Poi ci è arrivata l’autorizzazione al recupero". Il reperto è stato consegnato al museo paleontologico di San Daniele Po.

Il Po restituisce reperti di grande interesse archeologico. Lo scorso settembre a Isola Serafini, il paleontologo Davide Persico, docente a Parma, aveva trovato un frammento di osso appartenuto a un uomo del paleolitico. Poco prima era venuto alla luce un teschio di megalocero, grande cerco vissuto da queste parti 100mila anni addietro. Nel marzo del 2022 fu trovato invece un reperto fossile di lupo. Nel 2017 la mandibola attribuita a un leone. Due anni prima la tibia di un leopardo, mentre nel 2013 il cranio di un rinoceronte, mentre nel 2009 il ritrovamento forse più importante, quello di un osso frontale appartenuto all’uomo di Neanderthal. Tutti reperti recuperati durante i periodi di magra del grande fiume, tra Cremona e San Daniele Po. "Penso che questa zona a quei tempi potesse essere abitata dall’uomo – afferma Davide Persico –. I reperti che si trovano non sono corrosi e questo è il segno che sono rimasti sempre in loco. Per esempio, i reperti che si trovano un poco più avanti appaiono ben più consumati, segno dello sfregamento con il greto del fiume".