Scomparsa a Crema: "I resti che ho visto erano di un cane"

La scomparsa di Sabrina, il veterinario chiamato dai carabinieri conferma la valutazione. Poi sono stati trovati altri frammenti e il mistero s’infittisce

Sabrina Beccalli

Sabrina Beccalli

Crema (Cremona), 1 settembre 2020 - La ricostruzione è circostanziata. Il tono assolutamente sereno. Luigi Maria Taccani, libero professionista, è uno dei due veterinari che ha esaminato i resti sulla Panda di Sabrina Beccalli, data alle fiamme, e ritenuto che si trattasse della carcassa carbonizzata di un cane. «Sono stato chiamato ufficiosamente da amici carabinieri la mattina del 16 agosto. Mi hanno chiamato per sapere se quello che si trovava sulla Panda bruciata fosse un cane. Ho visto da fuori a non meno di un metro di distanza, senza né toccare la salma né ispezionare l’abitacolo della vettura. Tutto indicava che fosse un cane bruciato. Era sdraiato sulla schiena. Ciò che rimaneva degli arti inferiori, spezzati all’altezza del femore, era posizionato in un atteggiamento tipicamente canino. Quello che rimaneva della cassa toracica aveva la conformazione canina, più a pera rispetto a quella dell’uomo. Un particolare importante: sul lato destro del costato la carbonizzazione non era completa e permetteva di notare un agglomerato di materiale simile e peli arrossati e appiccicati. L’unica cosa strana era la non evidenziazione sia delle mascelle sia della mandibola: non c’erano. Nel pomeriggio è arrivato il veterinario della Ats che ha preso visione e ha dato parere concorde». 

«La storia - termina il professionista - si è evoluta, come ho appreso da fonti giornalistiche, verso il sospetto che ci fosse qualcosa di umano». Alle 15.30 di quella giornata di domenica è la volta di Giuseppe Casirani, dirigente veterinario dell’Ats Val Padana di Crema, di presentarsi nell’autofficina di Offanengo per una ispezione sui resti. I pareri dei due veterinari concordano e vengono sintetizzate nell’ordinanza di custodia che trattiene in carcere Alessandro Pasini per l’omicidio della sua amica Sabrina e la distruzione del cadavere. Nell’udienza di convalida del fermo l’uomo ha negato la presenza di un cane e di avere appiccato fuoco alla Panda dove si trovava il corpo di Sabrina, morta dopo un festino alla droga la notte fra il 14 e il 15 agosto. 

«A questo riguardo – scrive il gip Giulia Masci nell’ordinanza – deve evidenziarsi che a fronte delle dichiarazioni dell’indagato vi siano ben due attestazioni di veterinari (il dirigente veterinario dell’Ats di Crema e un professionista privato) nelle quali si afferma che la carcassa rinvenuta tra il sedile posteriore e il posto a lato del conducente è identificabile come animale della famiglia dei canidi e del genere canis, di media taglia, di non giovane età, privo di microchip; consegue che, allo stato, e in attesa di accertamenti più approfonditi deve ritenersi che quella rinvenuta sia la carcassa di un cane, in quanto l’ispezione della stessa è stata effettuata, in due momenti diversi, da due diversi professionisti, un dipendente pubblico e uno privato, che in modo concorde hanno concluso per l’origine animale, e nella specie canina, dei resti rinvenuti nella Panda». 

Il servizio veterinario chiede alla procura di Cremona il nulla-osta per la distruzione della carcassa che il 18 agosto finisce nell’inceneritore. La sera dello stesso giorno, poco dopo le 22.30, scatta il fermo di Alessandro Pasini. Il 26 agosto gli esperti del Ris ispezionano la Panda e trovano una trentina di frammenti, quasi tutti ossei. Fra questi c’è una clavicola umana, sostiene l’avvocato Paolo Sperolini, difensore dell’uomo in carcere, forte del responso di un consulente medico legale. Da qui i dubbi e le nuove verifiche disposte dalla procura.