
I banchi del mercato a Crema
Crema, 14 maggio 2015 - Se anche i cinesi vendono, c’è qualcosa non funziona più come dovrebbe. Sì, perché da qualche tempo la tendenza si inverte: non più cinesi che arrivano e comprano tutto, ma piuttosto sono loro i primi a vendere i banchi che hanno. Da quest’anno infatti almeno un paio di banchi hanno cambiato mano, mentre altri ambulanti hanno direttamente scelto altri mercati. Nemmeno quello coperto, enorme struttura di quattro pensiline poste in via Verdi e tutelate, con un certo coraggio, dalle Belle arti che ne impedirono recentemente l’abbattimento totale, gode di buona salute dato che siamo in piena archeologia industriale. Sono 130 i posti a disposizione che si riempiono quasi completamente il sabato (113), lasciano a desiderare il giovedì, una novantina gli espositori, e raggiungono la sufficienza il martedì (102).
Affittare un posto al mercato ha un costo e al Comune, globalmente, rende poco più di 200mila euro l’anno. Anche se c’è qualcuno che non paga. Trimestralmente l’ufficio preposto tira le somme e nei periodi di crisi c’è sempre qualcuno che resta impigliato nella rete degli insoluti. Per esempio nei primi tre mesi di quest’anno a non pagare sono stati in sei, con debiti con il Comune da 2 a 6mila euro. Sono stati sospesi e potranno riprendere il loro posto solo dopo il saldo totale. Se i conti nei tre giorni canonici non sempre tornano, aggiungere una decina di appuntamenti straordinari domenicali l’anno appare azzardato. O meglio, è necessario inventarsi qualcosa di diverso. Per esempio, il mese scorso la Confcommercio ha messo in piedi una serie di iniziative che hanno attirato cento ambulanti che hanno riempito gli stalli previsti e, a detta di molti, la giornata di lavoro è stata ripagata dagli incassi ottenuti grazie a manifestazioni di contorno.
Domenica scorsa, invece, è stato un disastro. Le quattro grandi arcate sono state affittate a 2.500 euro da tre confederazioni (Ascom Crema, Confesercenti e Asvicom) che hanno cercato di portare a casa quanto speso affittando gli stalli a 60 euro a ciascun ambulante. Ma ne sono arrivati solo 26, che peraltro se ne sono andati via molto scontenti perché, vuoi il caldo, vuoi il fatto che non vi era alcuna manifestazione, è stato impossibile fare affari. Servono dunque nuove idee per la zona. Altrimenti i cinesi scappano, e quando anche loro se ne vanno vuol dire che il vento soffia in un’altra direzione.