Crema, il papà del professore Pamiro: non è morto nel cantiere

I dubbi di Franco Pamiro dopo le conclusioni tracciate dall’autopsia " Ci sono segni di trascinamento sul corpo, impossibile se li sia fatti da solo"

Mauro Pamiro, qui con la moglie Debora Stella

Mauro Pamiro, qui con la moglie Debora Stella

Crema, 98 ottobre 2020 -  Mauro Pamiro, insegnante e musicista di Crema, è morto precipitando dalla sommità di una villetta in costruzione. Precipitato di schiena, si dovrebbe pensare in base a due considerazioni: la posizione supina nella quale è stato trovato il cadavere e le fratture dell’impalcatura costo-vertebrale, frattura della vertebra D9. Nella parte anteriore del corpo ci sono lesioni e abrasioni. Due piccole escoriazioni all’addome. Escoriazioni alla gamba sinistra. Escoriazione rosso-brunastra al ginocchio destro, sopra la rotula. Ancora,alla gamba destra un complesso di escoriazioni che continua al dorso del piede. Abrasioni, secondo l’autopsia, legate all’impatto del corpo in posizione prona contro una superficie irregolare. Corpo in posizione prona, ma il cadavere è stato ritrovato supino.

«Si presume - dice Franco Pamiro, padre di Mauro -, dai risultati dell’autopsia, che il corpo sia rimbalzato e si sia girato di 180 gradi. Lascio a voi le conclusioni". Il padre non è per nulla convinto di quanto scritto. "Ho sempre pensato che mio figlio non sia morto dove è stato trovato". Ci sono una lesione sulla fronte del professore e la presenza di un frammento di tegola. "In corrispondenza - scrive la consulenza medico legale - di uno dei suoi quattro spigoli, che si presentava rotto, si evinceva un imbrattamento della stessa da parte di un materiale di colorito brunastro, di aspetto simil-ematico". La tegola era vicino al capo del morto, sulla sinistra, mentre la testa era rivolta a destra.

Secondo il medico legale, in base a elementi come lo stato di putrefazione del corpo e la fissità delle ipostasi il decesso sarebbe avvenuto "almeno 24 ore prima del ritrovamento; non si esclude una determinazione inferiore del tempo trascorso, in funzione delle temperature raggiunte in questa stagione e dell’eventuale esposizione del corpo in ambiente soleggiato". Quindi Mauro, uscito di casa attorno alle 23.30 di sabato 27 giugno potrebbe non avere raggiunto subito il cantiere di via don Mazzolari dove sarà ritrovato solo alle 7.30 di lunedì 29? E in questo caso dove si è diretto, scalzo e privo di cellulare? Si è incontrato con qualcuno? Oppure ha sostato nel cantiere prima di iniziare la tragica scalata? "Ci sono - conclude Franco Pamiro - segni di trascinamento sul corpo, almeno così sembra leggendo l’autopsia. E una frattura scomposta delle vertebre consente di muoversi? Non mi pare".