Cremona, non va più a scuola per paura del bullo: "Ora serve serenità"

Da tre settimane evita le elementari per sfuggire al compagno. Il papà: "Botte e insulti, non ce la fa più". Il dirigente: "Siamo intervenuti"

Caso di bullismo

Caso di bullismo

Cremona, 4 febbraio 2023 - «Mio figlio da tre settimane non va più a scuola perché ha il terrore di un compagno che da un anno lo sta bullizzando». È l’amaro sfogo di un papà che ha un bambino che frequenta la quarta elementare di una scuola in un comune della provincia di Cremona e che, per sfuggire a una situzione divenuta insostenibile, si è chiuso in casa terrorizzato, pronto a rischiare la bocciatura pur di non mettere più piede in classe e non avere a che fare con il compagno.

«Il problema si trascina da tempo. Già lo scorso anno questo ragazzo se la prendeva con mio figlio: lui per parecchio tempo non ha detto nulla. Io e mia moglie vedevamo che in casa non parlava, ma sapendo che ha un carattere chiuso non lo abbiamo mai forzato. Non avremmo mai pensato che invece aveva qualcosa da nascondere. Poi un giorno mia moglie, parlando con alcune mamme alle quali i figli avevano raccontato che cosa stava succedendo, è venuta a sapere tutta la verità». A quel punto l’intervento: «Ho cercato di convincere mio figlio che tutto si poteva aggiustare. Poi sono andato dalle maestre per chiedere spiegazioni e mi sono sentito dire che loro non ne sapevano nulla e che sarebbe stato compito di mio figlio avvertirle».

Il tutto malgrado il ragazzo abbia subìto «spintoni, scherzi, sgambetti. Lo chiama ciccione, femminuccia, lo picchia. Tutto questo probabilmente senza farsi vedere dalle maestre, nell’intervallo, quando non c’è nessun adulto che lo possa vedere. Un giorno mio figlio è arrivato a casa anche con un dente rotto. Mia moglie ha scritto al dirigente scolastico il 16 settembre, pochi giorni dopo che la scuola aveva avuto inizio: avvertiva che nostro figlio veniva bullizzato e che quel giorno era tornato a casa con la maglietta tutta pasticciata dall’altro ragazzo, ma anche del grave disagio del bambino, che più volte ha minacciato di non voler più andare a scuola e del fatto che aveva di nuovo avvertito la maestra, ma senza alcun risultato».Ma, stando al racconto dell’uomo, «nulla è cambiato, tutto è continuato come prima».

Così l’attenzione si sposta sulla famiglia del bullo: «Anche lì niente, essendo stranieri mi sono anche sentito dare del razzista. A questo punto sono andato alla scuola del paese vicino per chiedere l’iscrizione di mio figlio, per toglierlo da questa situazione, ma mi hanno detto che non avevano più posto». Dala scuola, intanto, «nessuno ha mai risposto ai nostri messaggi e alle nostre richieste di spiegazione. Ho però saputo che questa settimana il dirigente è andato a scuola e ha parlato con il ragazzo, ma mio figlio non ne vuole sapere di tornare». Da parte sua il dirigente rassicura: «Ho parlato personalmente col bambino in questione. Penso che la parola bullismo sia inappropriata. Si tratta di problemi di relazione tra ragazzi. Adesso quel che ci interessa è far tornare a scuola il ragazzino perché il problema non si risolve stando a casa. L’altro giorno l’abbiamo visto mentre veniva a prendere la sorellina a scuola e l’abbiamo fermato e rassicurato. Gli abbiamo detto che tornando troverà un ambiente sereno e che può stare tranquillo».