Ancora lamentele e richieste per quanto riguarda il cumulo d’amianto che è presente in via Verdi da 18 mesi. Da tempo i cittadini chiedono al Comune di intervenire, in quanto il privato proprietario dell’area e responsabile della rimozione non rimuove il pericoloso materiale. Questa estate era stata tentata una via bonaria per convincere i privati a sgomberare il materiale, dando loro 90 giorni per portare via tutto. Ma il tempo è passato e nulla è successo. "L’amianto stoccato in via Verdi verrà rimosso – spiega il sindaco, Ilaria Dioli - ma ci sono procedure e tempistiche che un Comune deve rispettare quando c’è di mezzo un materiale del genere. Tutto è stato trasmesso ai soggetti preposti ma la procedura richiede determinate tempistiche riconducibili alla prassi relativa alla rimozione dell’amianto. Attendiamo ora che i proprietari del cumulo e del terreno dove si trova diano esecuzione all’assunzione di responsabilità che è stata loro comunicata".
L’amianto era stato trovato sotto l’asfalto, durante dei lavori di scavo (e questo può far pensare che ce ne possa essere altro). "Il Comune non poteva di sua spontanea iniziativa – continua Dioli – spostare e smaltire l’amianto. Per individuare i soggetti responsabili abbiamo dovuto ricostruire tutti gli atti del periodo compreso fra il 1990 e il 1997 e già questo è stato un lavoro enorme. Poi un’ordinanza di rimozione deve essere inattaccabile dal punto di vista dell’istruttoria. Infatti l’ordinanza è stata emanata ma è stata subito impugnata dai soggetti ai quali era stata destinata. Tuttavia, all’udienza cautelare che si è svolta presso il tribunale amministrativo regionale di Brescia, uno dei due soggetti che risultano essere i proprietari del terreno dove c’è il cumulo si è preso il compito di rimuovere il materiale. Purtroppo l’operazione non è cosa immediata, essendoci delle precise tempistiche e norme da rispettare".
Una vicenda che fa capire quanto sia complicato per un ente pubblico, a volte, muoversi, nonostante si tratti di materiale pericoloso e di salute pubblica. Un’altra storia di assurda burocrazia che ancora una volta va a discapito della collettività.
Pier Giorgio Ruggeri