Crema, Alessandro Pasini uccise Sabrina Beccalli: perché i giudici della Cassazione ne sono convinti

Le motivazioni della sentenza che ha confermato la condanna a 18 anni del processo d’Appello. La difesa aveva chiesto le attenuanti generiche

Sabrina Beccalli e Alessandro Pasini, condannato per il suo omicidio

Sabrina Beccalli e Alessandro Pasini, condannato per il suo omicidio

Crema, 15 marzo 2024 – Alessandro Pasini, 49 anni fra pochi giorni, è colpevole "oltre ogni ragionevole dubbio" dell'omicidio dell'amica Sabrina Beccalli, morta a 39 anni la notte di Ferragosto del 2020, a Crema, oltre che della distruzione del suo cadavere e di danneggiamento dell'auto della donna, data alle fiamme nelle campagne di Vergonzana.

La vicenda giudiziaria

In ventidue pagine i giudici della prima sezione penale della Cassazione motivano la sentenza con cui l'11 dicembre dello scorso anno, accogliendo la richiesta della Procura generale e dell'avvocato Antonino Ennio Andronico, legale dei familiari di Sabrina, hanno rigettato il ricorso in otto punti della difesa.

Era stata confermata la condanna a diciotto anni e otto mesi di reclusione uscita dal processo d'appello a Brescia che aveva ribaltato l'assoluzione per l'accusa di omicidio pronunciata in primo grado dal gup di Cremona. Subito dopo si erano aperte per Pasini le porte del carcere. Dalla pena vanno detratti i quattordici mesi che l'uomo ha già scontato in detenzione.

La ricostruzione

Tutto si era svolto nell'appartamento di via Porto Franco, a Crema, dell'ex compagna di Pasini, in quei giorni assente. È certo, per la Suprema Corte, che Sabrina non è morta per cause naturali. I giudici di secondo grado non avevano creduto alla versione di Pasini di una imponente emorragia seguita all'assunzione di cocaina. Era stata esclusa, anzitutto, dalla consulenza tossicologica, oltre che dal particolare delle "modeste tracce di sangue rinvenute sul letto".

Lo stesso imputato aveva parlato di una modesta quantità portata nell'appartamento e di una quantità ancora più modesta (inferiore a mezzo grammo) consumata dalla donna.

La verità è un'altra. Pur nell'impossibilità di individuare l'esatta causa della morte di Sabrina Beccalli, la consulenza medico legale sui reperti ossei ha ritenuto che la vittima "abbia subito, negli istanti precedenti o immediatamente successivi al decesso, uno o più forti traumi alla regione mandibolare e mascellare, dimostrata da fratture, una delle quali in forma circolare e con perdita della sostanza centrale, sicuramente non causate dal fuoco (la tesi difensiva, ndr) e sicuramente prodotte da una lesività meccanica, cioè un fatto contusivo caratterizzato da alta energia e anche dalla penetrazione di un 'qualcosa' con forma a punta, capace di penetrare nell'osso".

I colpi alla testa

La Beccalli venne colpita con violenza. "Sulla base - conclude il giudice estensore della Cassazione, Paola Masi - delle conclusioni raggiunte dai consulenti dell'accusa (la sentenza di Brescia) ha ritenuto provato, pur in assenza di certezze sulle cause di morte della donna, che ella ha ricevuto, poco prima del decesso, uno o due forti colpi alla testa, che le hanno fratturato la mandibola e la mascella e hanno probabilmente causato anche delle microemorragie al cranio, eventi non dovuti ad una caduta né ad un urto su una superficie piana; non è deceduta per un malore o per epistassi, essendo stati eventi di tal genere esclusi dai consulenti".

Gli indizi

Viene ritenuta una circostanza importante quella delle grida di aiuto, con quel "No" disperato, raccolte quella notte dalla vicina Maria Craciun, "in concomitanza con un rumore molto forte". Sabrina Beccalli è morta per "un'azione violenta", non per cause naturali o accidentali, non per una caduta. E Pasini è l'autore di tale azione, "essendo egli l'unico soggetto presente nell'abitazione". E per colpire con forza Sabrina, causando le fratture, si servì forse di "uno strumento non identificato".

Se davvero Sabrina si fosse sentita male e fosse stata sua intenzione quella di prestarle aiuto, l'imputato avrebbe dovuto tenere tutt'altro comportamento. Invece "non ha richiesto aiuto né allertato i soccorsi, nonostante il presunto malore dell'amica, ha cercato di occultare tutte le tracce di quanto avvenuto nell'appartamento, giungendo al punto di pensare di farlo saltare in aria provocando una fuga di gas, ha cercato di rendere impossibile identificare la vittima o quanto meno le cause della sua morte, bruciandone il cadavere dopo averlo cosparso di liquido infiammabile appositamente acquistato, ha collocato il corpo nell'auto della vittima stessa, occultata alla vista, e si è recato a festeggiare il Ferragosto in attesa del momento propizio per dare alle fiamme il veicolo ed il cadavere, atteggiamento ritenuto coerente con l'azione deliberata di soppressione della vittima".

La posizione della difesa

La difesa aveva chiesto la concessione delle attenuanti generiche: fu l'imputato a indicare che i resti carbonizzati nell'auto, incredibilmente scambiati per quelli di un cane e gettati in discarica, erano invece quelli di Sabrina.

Ma per gli "ermellini" romani la richiesta delle generiche è infondata dal momento che Pasini ha fornito l'indicazione "quando gli inquirenti lo avevano già individuato come l'autore dell'incendio dell'auto e lo accusavano anche della scomparsa della donna, per cui far rinvenire il suo cadavere serviva a sostenere la tesi della sua morte per cause naturali o accidentali, a cui egli aveva reagito bruciando il corpo solo per allontanare da sé eventuali sospetti".