Sabrina Beccalli fu uccisa, sentenza ribaltata in appello: Pasini condannato per omicidio

L’amico della 39enne morta a Crema nella notte di Ferragosto del 2020 era stato assolto in primo grado

La commozione dei fratelli di Sabrina Beccalli dopo la sentenza e Alessandro Pasini all'arrivo in Tribunale

La commozione dei fratelli di Sabrina Beccalli dopo la sentenza e Alessandro Pasini all'arrivo in Tribunale

Brescia – Colpevole di omicidio volontario. Alessandro Pasini, 48 anni fra poco, è colpevole dell'omicidio dell'amica Sabrina Beccalli, la notte di Ferragosto del 2020, a Crema. 18 anni e 8 mesi la condanna per Pasini per omicidio volontario, distruzione di cadavere (il corpo della donna caricato sulla sua Fiat Panda data alle fiamme nelle campagne di Vergonzana) e per l'incendio dell'auto, reati uniti dal vincolo della continuazione. Stabilita anche una provvisionale di 235mila euro a favore del figlio minorenne della donna e di 65mia euro a ciascuno dei tre fratelli di Sabrina.

La sentenza

Dopo una camera di consiglio durata 4 ore e mezza la Corte d'Assise d'appello di Brescia ha ribaltato la sentenza con cui, il 29 ottobre del 2021 il Gip di Cremona, Elisa Mombelli, aveva assolto Pasini dall'accusa di omicidio perché il “fatto non sussiste” e condannandolo a 6  anni di reclusione per la distruzione di cadavere e l'incendio della vettura.

Nella sua requisitoria il sostituto procuratore generale Rita Anna Emilia Caccamo aveva chiesto la condanna di Pasini per omicidio a 30 anni di reclusione, che sarebbero stati ridotti a 20 per il rito abbreviato.

Secondo il pg, nel primo procedimento a Cremona non era stato dato il giusto peso ai comportamenti dell'imputato, che avrebbe tentato di depistare le indagini e cercato di ogni modo di evitare che la morte di Sabrina gli venisse addebitata. In piena sintonia l'avvocato Antonino Andronico, parte civile per le sorelle di Sabrina, Simona e Teresa, e il fratello Gregorio. Nessuna prova dell'omicidio era stata la tesi dei difensori, Stefania Amato e Paolo Sperolini: non c'è ragione per non credere a quanto dichiarato da Pasini dal primo interrogatorio, quando, peraltro, aveva ammesso di avere bruciato il corpo della donna.

La carcassa del cane

Sulla vicenda ha pesato l'incredibile circostanza del corpo di Sabrina scambiato per la carcassa carbonizzata di un cane e finito in discarica e il difficile, penoso lavoro dei consulenti della Procura cremonese di ricostruzione dei pochi frammenti ossei sopravvissuti. 

Tesi contrapposte

Due tesi contrapposte per quella notte di Ferragosto, nell'appartamento dell'ex fidanzata di Pasini, in via Porto Franco, a Crema. Sabrina Beccalli, secondo l'accusa, morì per una emorragia cerebrale seguita a un colpo violento al capo, che aveva provocato due micro fratture alla mandibola destra. Questo dopo che Pasini l'aveva rincorsa in corridoio o sino al ripostiglio. Sabrina – era stata invece fin dall'inizio la difesa di Pasini - venne stroncata da un malore dopo avere consumato droga. L'aveva trovata, senza vita, in bagno, con il volto insanguinato.

Il gup aveva ritenuto l'ipotesi difensiva "processualmente plausibile". Non c'era certezza scientifica che il trauma cranico fosse stato causato da una brutale aggressione e se anche fosse veritiera questa tesi, non ci sono le prove che a compierla fosse stato Pasini.

Alcol e droga

Entrambi avevano assunto cocaina, l'uomo anche eroina. L'ipotesi che la Beccalli, "dopo avere consumato cocaina insieme al Pasini, possa avere accusato, per effetto del pericoloso mix di sostanze alcoliche e stupefacenti e di psicofarmaci assunto, un malore farmaco-indotto non pare allora meramente astratta".

Dopo essersi accorta della perdita di sangue dal naso, per effetto della cocaina sniffata, potrebbe essersi alzata dal letto e raggiunto, a fatica e lasciando più tracce ematiche, il bagno. Lì sarebbe crollata con un violento urto contro il bordo della vasca (questo spiegherebbe il trauma alla mandibola). 

Caso riaperto

Nell'udienza del 25 novembre dello scorso anno la Corte bresciana (presieduta da Giulio De Antoni) aveva di fatto riaperto il caso, disponendo di sentire Alessandro Pasini e di ascoltare sull'esame del cadavere il pool dell'anatomo patologo Cristina Cattaneo  in contraddittorio con il consulente medico legale della difesa, Angelo Grecchi.

Disposta anche l'audizione dei carabinieri del Ris che si occuparono dei rilievi nell'appartamento di via Porto Franco, a Crema, dove morì Sabrina, e la vicina di casa Maria Craciun, che attorno alle cinque del mattino sentì una voce femminile urlare "Aiuto, aiuto ...no". 

Per l'accusa, il sostituto procuratore generale Rita Anna Emilia Caccamo che mostra in aula un primo piano di Pasini con un graffio sul volto. L'anatomo patologo Cristina Cattaneo, consulente della procura di Cremona con l'antropologa forense Debora Mazzarelli e il tossicologo Domenico Di Candia, avevano portato all'attenzione della Corte un altro elemento: una ferita perforante sul mento della Beccalli, dall'interno verso l'esterno.

La roncola insaguinata

Una perdita di materiale osseo, una lesione cosiddetta "a stampo", causata da un colpo violento con un corpo contundente. Una lesione a forma circolare. E nel ripostiglio dell'appartamento è stata trovata una roncola con tracce di sangue sul manico che ha all'estremità un anello di ferro usato per appendere l'attrezzo. Le microfratture alla mascella e alla mandibola destra. sono compatibili con l’attrezzo.

Secondo l'accusa, la consulenza Cattaneo ha escluso che siano state provocate dalla caduta e dall'impatto violento contro il bordo della vasca da bagno. Sabrina era stata colpita per due volte quand'era ancora in vita.

Due carabinieri del Ris di Pra, il maggiore Fabiano Gentile e il maresciallo capo Maurizio Sticchi, avevano ricostruito la posizione delle tracce ematiche. Sangue di entrambe le persone presenti sulle scale e su un lenzuolo nella camera da letto. Sangue del solo Pasini sul suo monopattino.

Sulla roncola il sangue della sola Beccalli. Tre schizzi lasciati da Sabrina nel ripostiglio. Una traccia abrasa sul lato sinistro del corridoio. Altre tracce abrase. Sangue a schizzi, è la tesi accusatoria: c'è stata una colluttazione e Sabrina è stata colpita mentre lottava.

La vicina e le urla disperate

Aveva deposto Maria Cracium, la vicina di casa che alle cinque del mattino di quella terribile giornata, sentì una voce femminile urlare "Aiuto, aiuto, no!". Secondo la sentenza assolutoria se la Beccalli fosse stata davvero rincorsa in corridoio e colpita più volta "le urla sarebbero state ripetute e ben più insistenti". La testimone aveva precisato: aveva le finestre aperte. Non dormiva. Si stava preparando un caffè. Sentì un tonfo fortissimo, come un mobile che si abbatte sul pavimento seguita da quella invocazione d' aiuto, non una solta volta, ma più volte. Erano grida disperate.