
Una mostra attesa. Un omaggio dovuto di Milano a Saul Steinberg (1914-1999)che non ha mai dimenticato gli anni trascorsi sotto la Madonnina. Laureatosi avventurosamente alla facoltà di Architettura del Regio Politecnico, Steinberg dal 1933 al 1941, strinse importanti rapporti di amicizia con alcuni protagonisti del vivace mondo culturale milanese di quegli anni, a partire da Aldo Buzzi, suo amico fraterno. La Triennale (sino al 13 marzo) racconta tutto il suo percorso artistico con un’esposizione ricca di (straordinari!) disegni a matita, a penna, a pastello, opere realizzate con timbri e ad acquerello, maschere di carta, oggettisculture, stoffe, collages, a documentare l’intensa e multiforme attività artistica. In aggiunta una selezione accurata di riviste e libri originali, che – a partire dalle famose copertine del ‘’The New Yorker’’ – hanno accolto alcuni dei contributi più significativi di Steinberg. Ed è anche sulle copertine del New Yorker che Milano prende forma attraverso una mappa sentimentale e geografica con nomi incomprensibili al grande pubblico di oltreoceano ma carichi di memorie personali per l’ex studente del Politecnico. Via Porpora, Lambrate, insomma Città Studi. Milano in quegli anni appariva a Steinberg come un cantiere a cielo aperto: saranno edificati in pochi anni la chiesa di Santa Monica in via Ponzio, la casa di abitazioni di via Ampere di Muzio, Casa Corbellini-Wassermann di viale Lombardia di Portaluppi e altre. Il Bar del Grillo era il rifugio degli studenti del Politecnico; Steinberg si era trasferito in una delle camere d’affitto al piano di sopra, nei primi mesi del 1937. Bar demolito alla fine degli anni Settanta. Restano (in mostra) i disegni di Steinberg e in uno di questi sono ben visibili il balcone risistemato da Peressutti e Rogers e la bella insegna del Grillo. St.Con.