
Cibo, costumi, reperti rari: “Ecco il grande desco splende” è l’esposizione che resterà in cartellone fino al 17 settembre
Mantova, 22 aprile 2017 - Snobbata dai rudi principi del Nord Europa, la forchetta era apprezzata e usata dalle raffinate corti italiane che la utilizzavano sin dagli albori del Rinascimento. E come allestivano loro tavole i Gonzaga, gli Estensi, le grandi famiglie fiorentine o la nobiltà nera romana nei secoli dorati tra il Cinquecento e il Settecento? Sono innumerevoli le curiosità nascoste nei riti della tavola principesca: cerca di svelarle almeno in parte la mostra aperta ieri a Palazzo Ducale di Mantova (fino al 17 settembre) e intitolata “Ecco il grande desco splende”. Il tema del cibo era quasi d’obbligo nella città gonzaghiana che quest’anno, assieme a Bergamo, Brescia e Cremona è stata scelta come capitale europea dell’Enogastronomia. In nove sale a piano terra del castello mantovano, nella stessa ala che ospita la Camera degli Sposi, sono stati raccolti oltre cento preziosi reperti, tra opere d’arte, vasellame, drappi, costumi, provenienti dal collezioni pubbliche e private d’Italia e d’Europa (dal museo civico medievale di Bologna, alla Galleria degli Uffizi di Firenze, alla Camera degli argenti di Vienna, al museo di Salisburgo, solo per citare le più famose). Curata dal direttore del Ducale Peter Assmann con Johannes Ramharter, la mostra mantovana cerca di descrivere la magnificenza della tavola rinascimentale, ricostruendone le radici teoriche, a partire dal famoso trattato di cucina di Bartolomeo Platina. Dalla teoria alla pratica, una sezione della complessa arte del servire realizzata da cuochi, addetti alle argenterie e alle posaterie.
La ricchezza del desco era testimoniata dagli oggetti che il principe usava o esponeva nella credenza: parliamo di meravigliose bacinelle e brocche in oro di Wenzel, o delle preziose coppe di pietra dura e cristallo di rocca realizzate dai maestri artigiani milanesi che dal ’500 riforniranno tutte le corti europee. Altre coppe in oro vengono ricavate dalla conchiglia di Nautilus Pompilius o da noci di cocco. Un capitolo a parte riguarda ciò che circondava la tavola rinascimentale: la musica ad esempio, simbolicamente riassunta in un madrigale di Claudio Monteverdi. Oppure gli oggetti straordinari, come un raro automa rappresentante un elefante in oro, o un enorme centro tavola in cristallo a forma di albero multicolore. Due sono le mense imbandite per l’occasione nelle austere sale del castello mantovano: una con i piatti di metallo, l’altra di fine stoviglieria di Meissen, la Fabbrica manifatturiera ancora in attività.