
Il “Via Vai” di Ripalta Cremasca (Cremona) con Nicolò Pozzoli, Andrea Agosti, Stefano Fagioli e la figlia Delia
Milano – Gli elementi distintivi sono sempre quelli: rapporto corretto qualità/prezzo, materie prime di prossimità e idiosincrasia per i “menu degustazione”, ossessione dei ristoranti stellati o che aspirano a essere tali. Insomma, niente fine dining. Semmai l’arte di rendere preziosi i piatti semplici della tradizione dando loro una nuova vita, anche se qui e là sono spariti i trofei rustici alle pareti, le tovaglie a quadretti sulle tavole e le porzioni decisamente generose.
È la fotografia scattata da Slow Food nella guida “Osterie d’Italia 2024” che mostra una Lombardia piena di "locali colti e informali, capaci di mantenere la loro identità senza cedere alla pericolosa tentazione della nostalgia" e dove conta "mangiare bene" ma anche "stare bene". Con tanto di eccellenze, certificate dalla famosa “Chiocciola” che premia l’accoglienza e la cucina ispirate ai valori Slow Food.
Nella nuova edizione della guida che verrà presentata oggi a Milano, sono 23 le locande e le trattorie che tra Garda e Ticino si aggiudicano il riconoscimento più prestigioso, con una forte concentrazione nel Bresciano e nel Cremonese. E sono 6 le new entry. C’è il “Via Vai” di Ripalta Cremasca che Stefano Fagioli è riuscito a rendere iconico con i suoi piatti fortemente radicati nel territorio, proposti agli ospiti in modo empatico dalla figlia Delia.
C’è l’Osteria del Campanile, a Torrazza Coste nel Pavese, dove “Manolo” Crivelli presidia "la cultura enogastronomica oltrepadana" affiancato dalla sorella Melissa e dagli chef Maurizio Toscanini e Simone Gingillo.

E c’è il “Finil del Pret” a Comezzano Cizzago, Bassa bresciana, meta dei gourmet grazie al trio formato da Simone Bianchetti (in sala) e Silvia e Stefano Loda (in cucina).

Sul podio anche la baita di montagna “Ristorobie”, ai 1.700 metri di Cusio, Alta Bergamasca, dove Paola Rovelli e Miriam Gozzi firmano una cucina alpina che giustifica il viaggio, accostandola ai vini scelti con competenza dalle figlie di Paola, Sara e Claudia.
Applausi per “La Piana” di Carate Brianza, regno di Gilberto Farina, paladino della cucina popolare, celebrato da Slow Food per la sua capacità d’interpretare la tradizione locale. Vera perla di questa edizione è l’Antica Trattoria del Gallo a Gaggiano (Mi), che Paolo Reina, aiutato dalla compagna Laura Calvi, ha trasformato in una delle mete più emozionali alle porte di Milano e che Slow Food ha gratificato con la Chiocciola ma anche con un premio speciale.

Un’edizione 2024 che segnala anche una defezione sorprendente: quella della “Madia” di Michele Valotti a Brione (Bs), per anni osannato da Slow Food ma stavolta depennato in quanto orientato verso una proposta sempre meno da "osteria". E nella nuova geografia delle locande più autentiche è la campagna di pianura a segnalarsi per dinamismo, mentre continuano a deludere le città (solo due le Chiocciole assegnate a Milano: alla Trattoria del Nuovo Macello e a Trippa). Punto dolente, i prezzi. In Lombardia sono cresciuti in maniera esponenziale. E sono i più elevati d’Italia.