ANNA MANGIAROTTI
Cosa Fare

Da Segantini a Pellizza, alla Gam i 'big' del Divisionismo

Fino al 6 marzo 2022 'Divisionismo. 2 collezioni', trenta opere di pittura a puntolini e lineette

'Umberto Boccioni: Ritratto' di Armando Mazza

Milano - Fiat Lux, da oggi al 6 marzo prossimo, alla Gam di via Palestro: "Divisionismo. 2 collezioni". In cinque salette, trenta opere di pittura a puntolini e lineette. Colori che si fondono all’occhio, si agitano. In una somma di maggiore luminosità.

Per lo più capolavori. Per metà abitualmente ammirati nella milanese Galleria d’Arte Moderna. Per metà in prestito dalla Pinacoteca di Tortona, dove si consiglia di andare a scoprire la ricca collezione di interpreti del divisionismo. Confronto faccia a faccia. O, suggerisce l’espertissima curatrice Giovanna Ginex, "artisti tagliati a metà". Amici, nati tutti Scapigliati, poi dispersi dalla Grande Guerra. Che si riuniscono. Nella sezione paesaggi: il maestoso "Pascolo" alpino di Carlo Fornara (1904) di fronte allo splendido coevo "Ponte" elaborato da Giuseppe Pellizza da Volpedo come "simbolo di benessere, a cui tendono i lavoratori che vogliono salire dal sottostante torrente mediante un lungo terrapieno".

Parole dell’artista incastonate da Ginex in un Album-Racconto polifonico (non catalogo!) che ci restituisce in ordito la storia quotidiana. Soprattutto di Milano. Qui si poteva far coincidere la verità della luce con la rappresentazione della verità sociale. Ritraendo a fine ‘800 gli operai del "Mattino in officina". O le bambine comprese ne "L’uscita delle operaie dallo stabilimento Pirelli". O la trasparente ragazzina al sole che vende la frutta colla bilancia a cin ghei, spiegò Angelo Morbelli autore de "Ona staderada". Città chiave, Milano, attraversata da trasformazioni economiche all’origine di nuove marginalità. Il Divisionismo debutta alla Triennale di Brera del 1891. E se Emilio Longoni subisce per anni controlli della polizia per le sue "Riflessioni di un affamato", non mancano peraltro mecenati politici come il socialista Turati e imprenditori illuminati acquirenti di opere su cui già si accendevano i riflettori all’estero.