Il sindaco di Como Rapinese: "Non può esserci un Governo Draghi senza Draghi"

Il neosindaco lariano boccia la tentazione di un partito delle fasce tricolori nel nome del premier uscente. E aggiunge: "Il civismo non è Di Maio ma sarà il laboratorio della Terza Repubblica"

Alessandro Rapinese, sindaco di Como

Alessandro Rapinese, sindaco di Como

«Se puoi sognarlo puoi farlo». È questo il mantra di Alessandro Rapinese, il neosindaco di Como che il giugno scorso è riuscito nell’impresa di conquistare le chiavi della città mandando all’opposizione tutti i partiti. Un’impresa più unica che rara in Lombardia e probabilmente anche nel resto d’Italia. In un perfetto capolavoro di strategia e spregiudicatezza questo agente immobiliare di 46 anni, con un passato da giocatore dilettante di hockey, ha saputo alternare il fioretto alla mazza mandando all’opposizione il centrodestra al primo turno e poi al ballottaggio anche il centrosinistra, grazie ai voti che gli elettori di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia gli hanno riconosciuto pur di non affidare la guida della città al Pd. Alla guida di una lista che porta il suo nome “Rapinese sindaco“, ha ottenuto 8.443 voti al primo turno e 14.067 al ballottaggio, quasi 6mila in più rispetto alla sua avversaria, Barbara Minghetti, che godeva del sostegno di cinque liste e soprattutto del centrosinistra. La leggenda vuole che in città tutti o quasi abbiano il suo numero di cellulare, di sicuro nel corso degli ultimi tre mandati trascorsi all’opposizione i suoi voti se li è conquistati uno per uno, tra strette di mano e una valanga di mozioni - lui dice almeno 10mila - presentate praticamente su ogni cosa che non funziona in città. 

Como - Dopo la caduta del Governo Draghi si è aperta la corsa al voto e improvvisamente i movimenti civici sembrano diventati moda. Lei che è un paladino del civismo, visto che è diventato sindaco di un capoluogo di provincia contando unicamente sulle sue forse potrebbe tenere un master sull’argomento?

"L’idea di parlare di movimenti civici che sono di centro, che però strizzano l’occhio a sinistra e che però sono con Draghi, mi sembra molto fumosa. Mi dà l’impressione di una ricerca di poltrone, più che di una ricerca di soluzioni per il Paese. Non può esserci un Governo Draghi senza Draghi".

Insomma, parafrasando Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel “Gattopardo“ «tutto cambia perché nulla cambi»?

"Francamente non capisco una formazione politica che parla di civismo ma è di centro. Il civico deve essere civico e basta. Lo dimostra la mia esperienza alle ultime elezioni, che non ha precedenti nella storia della Repubblica. Quello di Di Maio mi sembra un modo per continuare a entrare in Parlamento e mi sembra abbastanza confusionario".

Da questo punto di vista Como può rappresentare un laboratorio politico?

"Sicuramente la mia esperienza alle ultime elezioni amministrative può essere considerata un laboratorio per la Terza Repubblica. Ho creato una lista che aveva delle soluzioni per mia città e ora le sto portando avanti".

A differenza dei sindaci che l’hanno preceduta, tutti espressione di coalizioni politiche prima di centrosinistra e poi di centrodestra, lei potrà contare su una maggioranza monolitica, composta da un’unica lista di cui è il fondatore e che porta il suo nome. In parlamento però scendere a patti è necessario. Allora come si fa?

"Si può pensare a una lista civica nazionale, con un programma costruito attorno a tre, quattro o cinque temi chiari attorno ai quali dare vita a una coalizione. È la Terza Repubblica che sicuramente prenderà piede. Anche perché i partiti sono sempre meno credibili".

Il limite dell’esperimento non sta nelle coalizioni? L’immutabile divisione tra destra e sinistra?

"Nella mia lista c’è chi vota a sinistra, c’è chi vota a destra. Io non ho mai chiesto loro per chi votassero. A me non interessa, abbiamo un progetto e abbiamo scelto di portarlo avanti. Ed è così che ho battuto tutti. Mi piacerebbe vedere un governo politico; ci sono le elezioni e c’è la possibilità per farlo".