
Le accuse all’operatore scolastico si riferiscono a episodi del 2022 e 2023
Como, 14 febbraio 2025 – Ad accusarlo di violenza sessuale e portarlo davanti al giudice, erano state due ragazzine dell’istituto Paolo Carcano, che lo scorso anno avevano 15 e 16 anni. Vincenzo Militello, collaboratore scolastico di 64 anni, era finito agli arresti domiciliari e ieri davanti al gup di Como Maria Elisabetta De Benedetto è stato condannato a 5 anni e 6 mesi di reclusione. Il pubblico ministero Alessandra Bellù aveva chiesto una pena leggermente inferiore, 5 anni, partendo dal capo di imputazione più grave, violenza sessuale nei confronti di una ragazzina di 15 anni. L’uomo è stato invece assolto dall’accusa di corruzione di minorenne nei confronti di una studentessa 16enne alla quale aveva mostrato un video e, sempre nei suoi confronti, condannato per violenza sessuale ma riconoscendo il fatto tenue. Nel primo caso, i fatti di cui era imputato risalgono al periodo tra ottobre 2023 e marzo dello scorso anno, quando Militello, impiegato come bidello, “con funzioni di vigilanza e pulizia dei locali”, in più occasioni avrebbe portato la ragazza in un’aula e nella biblioteca scolastica, locali di cui era in possesso delle chiavi, costringendola a subire e compiere atti sessuali.
L’uomo, secondo le accuse, avrebbe minacciata di farle del male se non fosse stata consenziente, schiaffeggiandola o bloccandole le mani. Le accuse relative alla seconda studentessa riguardano invece fatti che sarebbero avvenuti tra il 2022 e 2023, quando Militello le avrebbe mostrato un video con protagonista una ragazza nuda, molestandola più volte con apprezzamenti sessuali e con domande sulla sua intimità.
Accusa da cui è stato assolto in quanto l’età della ragazzina era superiore ai 14 anni, limite per il reato di corruzione di minore. Successivamente la stessa ragazza sarebbe stata abbracciata e palpeggiata. La Procura gli aveva inoltre contestato l’aggravante di condotte commesse all’interno di una scuola. Il giudice ha disposto un risarcimento in via provvisionale a favore delle due parti civili: 20mila euro per la 15enne, 2.500 per la 16enne a carico della quale ha riconosciuto la condotta più lieve.
Durante le indagini era stato sequestrato il telefono dell’imputato, mentre era stata respinta la richiesta del difensore di analizzare quelli delle vittime, nell’ipotesi che potessero contenere qualcosa di interessante per una completa ricostruzione. La difesa aveva chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto e in subordine la derubricazione dell’accusa da violenza sessuale a quella meno gravosa di atti sessuali con minore.