PAOLA PIOPPI
Cronaca

Uccise il suo comandante. Il brigadiere Antonio Milia assolto per totale vizio di mente

Trascorrerà cinque anni in una comunità per aver sparato a Doriano Furceri in caserma. Il suo avvocato: "Ora si accerti la responsabilità di chi l’ha giudicato idoneo a usare l’arma".

Uccise il suo comandante. Il brigadiere Antonio Milia assolto per totale vizio di mente

Uccise il suo comandante. Il brigadiere Antonio Milia assolto per totale vizio di mente

Assolto per vizio totale di mente, e sottoposto alla misura di sicurezza di cinque anni in comunità. Si è concluso ieri il processo a carico del brigadiere dei carabinieri Antonio Milia, per l’omicidio del suo comandante di stazione dei carabinieri di Asso Doriano Furceri, ucciso a 58 anni da tre colpi di pistola la sera del 27 ottobre 2022, all’interno della caserma. Il Tribunale Collegiale Militare di Verona, ha inoltre disposto la trasmissione degli atti, per valutare eventuali responsabilità penali, per i tre militari medici componenti della commissione che aveva riammesso in servizio Milia, ritenendolo idoneo anche a gestire la pistola, al termine di un periodo di cura per problemi psichiatrici. Trasmissione degli atti anche per l’ufficiale psichiatra dell’infermeria regionale che aveva mandato Milia davanti alla commissione. Per l’imputato il pubblico ministero aveva chiesto 24 anni di condanna. Uscito dalla Rems ormai da qualche tempo, Milia si trova già in una comunità. "Era fondamentale per Milia il riconoscimento della sua patologia – ha commentato il difensore, Roberto Melchiorre – perché in condizioni normali non avrebbe mai commesso un fatto di questo genere. Ora si va nella direzione di accertare le responsabilità di chi ha mancato, anche per evitare che si ripetano episodi simili". Il Gup aveva disposto il rinvio a giudizio di Milia nonostante l’esito di una perizia, svolta dallo psichiatra bolognese Giancarlo Boncompagni, che aveva dichiarato l’imputato totalmente incapace di intendere al momento dei fatti. Tuttavia il Gup si era attenuto all’articolo secondo cui "il giudice non può pronunciare sentenza di non luogo a procedere se ritiene che dal proscioglimento dovrebbe conseguire l’applicazione di una misura di sicurezza", come era appunto questo caso, in considerazione della pericolosità sociale. A conclusioni diametralmente opposte era invece giunto il consulente della parte civile, Giovanni Perini di Verona, nominato dall’avvocato Paolo Camporini che rappresenta i familiari della vittima. "Non mi ha stupito la sentenza – commenta – e sono contento che è stata accolta la richiesta la trasmissione degli atti per la commissione e per la psichiatra che l’ha mandato in commissione".