Como, il fatturato del tessile cala di tre punti

Ma il presidente Taborelli: «Non c’è di che preoccuparsi sono normali fluttuazioni» di ROBERTO CANALI

La dipendente di una tessitura

La dipendente di una tessitura

Como, 6 gennaio 2016 - Battuta d'arresto dopo cinque anni a gonfie vele per il mercato serico comasco, che chiude il 2015 con un calo del fatturato del 3% rispetto ai valori registrati appena dodici mesi fa. «Non c’è da preoccuparsi – spiega Andrea Taborelli, presidente del Gruppo Filiera Tessile – gli indici sono al di sopra di quelli registrati nel periodo successivo alla crisi del 2008-2009. La spiccata propensione ai mercati internazionali, che ha consentito al distretto di superare indenne questi ultimi anni di forte caduta dei consumi sul mercato italiano dei generi di vestiario, è stata all’origine della frenata». Tra i principali indiziati della mediocre performance lariana la crisi del mercato russo, sul quale gravano le sanzioni UE, in un solo anno l’import verso Mosca è crollato del 30%, male anche il Giappone colpito dalla recessione e anche la domanda di Svizzera, Spagna, Germania e Turchia è stata deludente. A controbilanciare la frenata del Vecchio Continente la crescita delle importazioni verso gli Usa, che però non sono stati in grado di compensare da soli le perdite complessive delle aziende lariane.

«È difficile fare una previsione, per un settore come il nostro, che vende il 75% delle proprie produzioni all’estero – sottolinea Taborelli - In linea generale, vi sono elementi espansivi per noi a livello mondiale, come il calo del prezzo del petrolio, il tasso di cambio euro-dollaro, la politica monetaria della Bce, ma l’economia non può viaggiare a pieni giri laddove i mercati emergenti fanno fatica e l’incognita politica pesa ovunque. Il nostro settore non ne è indenne e l’imminente round delle fiere tessili servirà per avere ulteriori indicazioni per le prospettive della prima metà di quest’anno».

Si spera in una ripresa dell’accessorio tessile (foulards, sciarpe, scialli, stole, bandane) che nel 2015 ha risentito delle incertezze emerse sui mercati esteri, verso cui è destinato l’80% della produzione. Il tessuto per abbigliamento femminile globalmente ha perso terreno, in linea con i risultati complessivi dell’industria, pur nella differenza dell’andamento delle singole aziende, a seconda della diversa tipologia del prodotto (le fibre artificiali nell’anno appena finito sono andate meglio della seta) e della sua destinazione finale (Stati Uniti, Russia, ecc.). A sorpresa tra le note positive dell’anno appena trascorsa c’è una ripresa della cravatta, accessorio negli ultimi anni fuori moda e finalmente rivalutato dagli stilisti, anche in versione casual per le loro collezioni uomo. Un speranza in più per la seta lariana già in pieno fermento per collaborare, con le grandi maison, alle collezioni primavera-estate.

di ROBERTO CANALI