Lago di Como, processo paratie: dopo 10 anni tutti assolti in Cassazione

La Suprema corte non ha mantenuto nessuno dei 14 capi di imputazione. Tra le assoluzioni anche quella dell’ex sindaco Mario Lucini e di tre ex dirigenti comunali

Il cantiere delle paratie sul lungolago di Como

Il cantiere delle paratie sul lungolago di Como

Como – La Corte di Cassazione ha chiuso definitivamente, assolvendo tutti gli imputati, la maxi inchiesta della Procura di Como sul cantiere delle paratie anti-esondazione del lago, indagine che nel 2015 aveva portato anche ad alcune misure restrittive.

La Suprema corte, nel dispositivo reso noto oggi, non ha mantenuto nessuno tra i 14 capi di imputazione, quelli relativi all'appalto per le paratie. Ha invece rinviato in Appello un capo di imputazione su altri fatti emersi nel corso delle indagini, ma estranei alla vicenda paratie. Con l'ex sindaco Mario Lucini (Pd), sono stati assolti definitivamente dalle accuse di turbativa d'asta legate al cantiere delle paratie gli ex dirigenti comunali Pietro Gilardoni, Antonio Ferro e Antonella Petrocelli.

Il processo di primo grado a Como, dopo due anni di udienze, si era chiuso nel 2019 con condanne per complessivi 12 anni, assai meno rispetto ai 40 chiesti dalla pubblica accusa. Tra i condannati, a un anno e mezzo, anche l'ex sindaco Lucini. Poi in secondo grado, la Corte d'appello di Milano aveva completamente smontato il castello accusatorio, già indebolito fortemente dai giudici di Como. A Milano i capi di imputazione erano crollati uno dopo l'altro, assolvendo (o confermando le assoluzioni e i non doversi procedere) tutti gli altri imputati, a partire dall'ex sindaco Mario Lucini, passando per i dirigenti comunali come Antonio Ferro, Antonio Viola, per arrivare ad Antonella Petrocelli e Maria Antonietta Marciano.

La Procura generale milanese aveva però impugnato in Cassazione, e lo stesso avevano fatto anche le difese degli imputati per cui l'Appello aveva stabilito il “non doversi procedere” in seguito "all'intervenuta prescrizione” del reato. Perché la volontà era di chiudere con il riconoscimento della insussistenza del reato su tutte le contestazioni, comprese per quelle prescritte. Soddisfazione è stata espressa dai legali degli imputati prosciolti.