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Padre di famiglia morto in cantiere Quattro condanne e risarcimenti

Zyber Curri aveva 48 anni, moglie e quattro figli. Anche i sindacati parti civili

Sono solo all’inizio le complesse indagini sulla morte di Said Salah Ibrahim Abdelaziz, 27 anni e Said Samir Mohamed Mahmoud, 29 anni, operai carpentieri egiziani domiciliati a Milano in zona San Siro, trovati morti la mattina del 21 settembre all’interno del container di un cantiere di Moltrasio, dove si stanno realizzando tre ville. Uccisi dalle esalazioni del monossido di carbonio, che si sono sprigionate da un braciere accesso per riscaldarsi, totalmente ignari dei rischi a cui sarebbero andati incontro.

Ma all’interno di quel cantiere, i rischi erano anche molti altri, a fronte delle gravi violazioni agli obblighi di prevenzione riscontrate dai carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro. Gli ultimi controlli stanno dimostrando che sono drasticamente in aumento le violazioni alle misure di sicurezza suoi luoghi di lavoro, nonostante i tragici eventi accaduti negli ultimi anni. Come la morte di Zyber Curri (nella foto), operaio di 48 anni di origine kosovara residente a Edolo, vittima del più tragico e grave infortunio sul lavoro avvenuto nel cantiere per la realizzazione dell’impianto idroelettrico "Cavargna Alta", il 12 dicembre 2018.

Ieri il Gup di Como ha condannato quattro persone ritenute responsabili di quell’infortunio, e disposto risarcimenti per quasi un milione e 400mila euro: 2 anni e 8 mesi per Livio Belottini, 67 anni, e a un anno e 4 mesi per Maria Teresa Belottini, 60 anni, coinvolti il primo in qualità di consulente esterno della stessa società e preposto in materia antinfortunistica, la seconda come amministratore unico dell’impresa subappaltatrice Edilnova srl di Teglio, datore di lavoro "di fatto" di Curri. Condanna a 2 anni per Carlo Graneroli, 52enne di Tirano, coordinatore dei lavori, e infine un anno e 8 mesi per Gabriele Andreoli, 39enne di Teglio, amministratore unico della Costruzioni Andreoli di Milano, impresa affidataria delle opere. La sentenza ha anche quantificato i risarcimenti per le parti civili costituite nel processo, la moglie e i quattro figli della vittima, a favore dei quali sono stati stabiliti rispettivamente 250mila euro, 300mila per la figlia più piccola, 275mila a testa per gli altri tre. Erano inoltre state ammesse nel processo le costituzioni di Cgil Lombardia e Fillea Como, per le quali sono state disposte 3mila euro a testa.

Paola Pioppi