
L'oro sequestrato dalla Finanza
Lingotti, lamine, verghe, placchette, granuli e monete. L’oro viaggiava in ogni forma nelle consegne che Bassano Cella, milanese di 77 anni, ex titolare di una gioielleria con sede in via Nerino a Milano, alle spalle di piazza Duomo. Gestiva dal suo negozio, con una vera e propria attività parallela e - secondo le attuali accuse – del tutto illecita di acquisito di oro, tenuta rigorosamente separata da quella del negozio, la cui società è risultata estranea a qualunque contestazione. Un giro che dal centro di Milano raggiungeva la Svizzera con la collaborazione di Flavio Bianchi, 75enne di Capiago Intimiano.
Sarebbe stato quest’ultimo a ricevere da Cella l’oro, proveniente da una raccolta illecita, e a trasportarlo in Svizzera. Come le 23 lamine, del peso di 800 grammi, che il 2 luglio 2021 erano state intercettate dalla Guardia di finanza di Olgiate Comasco.
L’inchiesta
L’indagine, partita nel settembre 2020 da un sequestro di denaro avvenuto a Ronago, sul confine italo-svizzero, ha coinvolto anche Guido Caldera, 79enne di Montano Lucino. Assieme a Bianchi, che avrebbe avuto il ruolo di "staffetta" per controllare e dare il via libera nel passaggio al valico, sarebbe stato il corriere che trasportava in Italia denaro riciclato. Accertamenti che ora sono sfociati nel decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip di Como, di 24mila euro e di 3 chili d’oro trovati durante le perquisizioni, e ancora di 800 grammi di metallo prezioso e 80mila euro sequestrati nel corso delle indagini, che ipotizzano a vario titolo i reati di ricettazione, riciclaggio, commercio abusivo d’oro ed esercizio abusivo dell’attività di compro-oro.
Il traffico
Bassano Cella, avrebbe infatti raccolto oro in lamine, poi affidato a Bianchi per essere portato in Svizzera, mentre in Italia rientrava il denaro incassato con la vendita, garantendo quindi un introito parallelo. Gli incontri sarebbero avvenuti con cadenza regolare: Bianchi si presentava a Milano in via Nerino ogni mercoledì e venerdì, viaggiando in treno per essere meno soggetto a controlli da parte delle forze dell’ordine, per poi dirigersi in Svizzera dopo aver verificato che il valico di Maslianico non fosse presidiato da pattuglie della Guardia di finanza in divisa. Non poteva però notare gli appostamenti dei militari in borghese, che più volte hanno osservato i suoi spostamenti, pedinandolo avanti e indietro da Milano, e ipotizzando che avvenissero i ritiri di oro a fronte di pagamenti in contanti. L’oro, man mano sequestrato, è stato sottoposto ad accertamenti, risultando di provenienza non rintracciabile e non documentato da alcuna fattura di acquisto.