Villa Guardia, cadavere trovato in cantina: preso il killer di Deiana

Svolta nel delitto. Il movente: il furto di 20mila euro

Antonella Deiana mostra la foto del fratello Antonio

Antonella Deiana mostra la foto del fratello Antonio

Villa Giardia (Como), 11 novembre 2018 - Indizi, dettagli convergenti, mezze frasi ascoltate nelle intercettazioni. Un possibile movente per un omicidio. Un silenzio di sei anni, durante i quali il suo nome non è mai stato pronunciato apertamente, tra i racconti e le paure di chi è finito nei guai prima di lui. Elementi che sono stati messi in fila dal gip di Monza Cristina Di Censo, e che motivano l’ordinanza di custodia cautelare che venerdì ha portato in carcere Nello Placido, 44 anni di Monza, accusato in concorso dell’omicidio premeditato e dell’occultamento del cadavere di Antonio Deiana.

Il movente ruoterebbe attorno al furto, attribuito alla vittima, di una borsa contenente 20mila euro, con cui Placido avrebbe dovuto estinguere un debito. Il 20 luglio 2012, Deiana era uscito da casa a Villa Guardia, nel Comasco, dicendo che avrebbe dovuto consegnare quattro chili di cocaina. Era sparito quel giorno stesso, a 36 anni, assieme alla sua Kawasaki. Il suo caso era stato riaperto nel 2015, quando la Squadra Mobile di Como aveva risolto la scomparsa di suo fratello Salvatore. I due sono andati incontro a un destino simile, per quanto tra i delitti non sia mai emerso nessun legame: «Chicco» Deiana era stato accoltellato la notte dell’8 marzo 2009 in un locale pubblico di Vertemate con Minoprio e seppellito in un bosco di Oltrona San Mamette. Era riapparso solo a febbraio 2015, quando il pentito Luciano Nocera, che era a conoscenza di quell’omicidio, aveva rivelato il luogo dell’occultamento, ed erano stati arrestati Giuseppe Monti e Francesco Virgato, suoi conoscenti. Per un attimo la polizia aveva sperato di poter risolvere anche il caso di Antonio, ma tra i due episodi non c’era nessun contatto. Eppure, già allora, il nome di Placido era stato preso in considerazione, senza che si arrivasse a nulla: un dettaglio oggi importante.

A determinare la svolta è stato un confidente del commissariato milanese di Greco-Turro: il 20 luglio scorso, a sei anni dalla scomparsa, il trentaseienne è stato trovato seppellito nello scantinato di un condominio di Cinisello Balsamo, in via della Pila 12, dove avrebbe dovuto fare quello scambio di droga. Subito era stato arrestato Luca Sanfilippo, 47 anni, residente in quella stessa palazzina, che aveva confessato e si era assunto la responsabilità totale dell’omicidio. Ma senza fare mai riferimento ad altre persone, per il timore di essere giudicato «infame».

Intercettato in carcere durante un colloquio, dice cose ben diverse: «Non l’ho ucciso io, nemmeno lo conoscevo... Mi aveva detto che era un marocchino e doveva fare lo scambio, ma io non l’ho manco seppellito, è stato quell’altro… ma non posso fare nomi, non posso puntare il dito. Lui l’avevano già processato, se l’è scampata e adesso pago io». Contro Placido, ci sarebbe inoltre una quantità di elementi raccolti dalla Squadra Mobile di Como in questi mesi. La versione «del tutto inverosimile» resa da Sanfilippo dei motivi dell’incontro con Deiana e dell’aggressione, almeno sette coltellate al volto, al torace e alla schiena. Inoltre un telefono utilizzato da Placido che da quel giorno ammutolisce, il furto effettivamente avvenuto di quel borsone, una minaccia alla moglie durante un litigio, confidata a un’amica e intercettata nel 2015: «Smettila! O ti faccio sparire come ho fatto sparire quello…».