L’omicidio di Guanzate e quelle amicizie pericolose. Avvolta nel mistero la morte di Albanese

Amici, frequentazioni, vicini di casa. Ricostruzione dei suoi ultimi spostamenti, contatti telefonici. Le frasi scritte sulla sua pagina di Facebook, e il tentativo di dare un senso a quella lunga lista di frasi apparentemente sconnesse, di minacce e di insulti che non hanno mai un destinatario chiaro. Continuano le indagini sull'omicidio di Ernesto Albanese di Paola Pioppi

La cascina a Guanzate, dove è stato trovato il cadavere (Cusa)

La cascina a Guanzate, dove è stato trovato il cadavere (Cusa)

Guanzate (Como), 6 ottobre 2014 - Amici, frequentazioni, vicini di casa. Ricostruzione dei suoi ultimi spostamenti, contatti telefonici. Le frasi scritte sulla sua pagina di Facebook, e il tentativo di dare un senso a quella lunga lista di frasi apparentemente sconnesse, di minacce e di insulti che non hanno mai un destinatario chiaro.Soprattutto, le indagini sull’omicidio di Ernesto Albanese, originario di Polistena in Calabria, residente a Fino Mornasco e trovato in un giardino di Guanzate seppellito sotto due metri di terra, guardano al contesto di criminalità a cui si era legato negli ultimi anni. Uno stile di vita, che obbliga a partire da questi spaccati, per cercare di capire chi lo abbia ucciso e seppellito, lo scorso giugno. Si colloca infatti in quel periodo la sua morte: l’8 giugno ha lasciato gli ultimi scritti su Facebook, negli stessi giorni la Dda di Milano, che doveva eseguire un’ordinanza di custodia cautelare a suo carico, non era riuscita a trovarlo, dichiarandolo irreperibile. Si trattava di reati associativi di vario genere, che hanno portato in carcere altri comaschi insieme a indagati di altre province.

Già nel 2010 Albanese era finito in carcere a conclusione di un’indagine di droga della Dda, per la quale era stato condannato a quattro anni, diventati circa tre con la liberazione anticipata. Era dunque questo il contesto di appartenenza, del quale facevano parte anche altri nomi, spesso legati a loro volta alla criminalità calabrese. Ora, disseppellito il corpo dal giardino alle spalle di una casa disabitata di via Patrioti, occorrerà procedere con l’autopsia, per accertare le condizioni in cui si trova il corpo, e ricostruire come sia stato ucciso. Incarichi che il sostituto procuratore di Como Massimo Astori – che coordina le indagini della Squadra Mobile – darà nei prossimi giorni, decidendo quali specialisti per intervenire a seconda del tipo di esame autoptico che si deciderà di fare.

A questo, si dovrà aggiungere l’accertamento dell’identità del corpo, sulla base di riscontri scientifici, anche se le possibilità che non si tratti di Ernesto Albanese sono ormai ridotte al minimo. Massimo riserbo sulle indagini, e su eventuali orientamenti a partire dalle ricognizioni a tutto campo da cui gli inquirenti sono partiti. Gli accertamenti riguardano anche la proprietà dell’edificio in cui è stato trovato il corpo: dai fratelli Andrea e Filippo Internicola di Lurago Marinone, è infatti passata a Rodolfo Locatelli di Guanzate, ma non è ancora chiaro se quest’ultimo fosse proprietario unico dell’immobile. I tre, nei giorni scorsi, sono stati arrestati per rapina e sequestro di persona, ma non risulta nessun loro coinvolgimento nel delitto.