Roberto Canali
Cronaca

Noi ragazzi, generazione resiliente

È scattata l’ora X per 3mila alunni comaschi. "Mesi difficili ma abbiamo dimostrato il nostro valore"

Vocabolario sotto il braccio e mascherina sul volto a nascondere, almeno in parte, l’emozione di quello che malgrado gli stravolgimenti continua a rimanere l’esame per antonomasia: ieri per 3mila studenti comaschi è scattata l’ora X della maturità.

"Anche senza le due prove scritte è stato un esame vero – spiega Anna Peroni, che ha appena sostenuto la prova unica al Liceo Classico Volta – Tornare a scuola dopo tanti mesi è stata un’emozione, l’ultima volta che mi sono vista con tutti i miei compagni in classe è stato prima di Carnevale, poi è arrivato il Coronavirus e siamo rimasti chiusi in casa per il lockdown. Devo ringraziare tutti i miei insegnanti che si sono dati da fare con le lezioni a distanza, certo imparare attraverso lo schermo di un pc non è la stessa cosa di una lezione frontale, ma alla fine tutto è andato per il meglio".

Per molti quella del 2020 verrà ricordata come la "maturità dimezzata", di sicuro nel numero delle prove che sono scese da tre a una sola: il maxi-colloquio di 50 minuti in cui si giocano le sorti dell’intero quinquennio. In realtà la prova è meno arcigna di quel che sembra perché la commissione, ad esclusione del presidente, è composta tutta da membri interni. Poi i ragazzi hanno l’asso nella manica della tesina.

"L’importante è riuscire a fare quanti più collegamenti possibile – spiega Margherita Recchia, anche lei più sollevata dopo aver sostenuto la maturità classica – La tesina è un ottimo aiuto da questo punto di vista, poi c’è l’analisi del testo ma su quella eravamo ben preparati. Rispetto all’esame articolato in tre prove, l’orale è sicuramente più semplice, ma occorre tenere a bada l’emozione. Devo ringraziare i miei insegnanti che mi hanno fatto sentire fin dall’inizio a mio agio, alla fine collegando le diverse materie sono riuscita a parlare quasi senza interruzione". L’esame è filato liscio come l’olio anche per Federica Rossi, che sogna una carriera da musicista e dopo le fatiche del greco e del latino è pronta a un’estate di studi, ma per il Conservatorio.

"Mi concederò anche qualche giorno di vacanza – sorride – dopo tutti questi mesi chiusi in casa me lo merito. Quello che ho trovato più strano in questa maturità? Di sicuro i miei compagni, abbiamo vissuto cinque anni gomito a gomito e sostenere una prova così importante da soli è un ricordo che ci porteremo dentro per sempre".

In effetti chi immaginava il primo giorno d’esame con i capannelli di studenti fuori dai portoni delle scuole si è dovuto ricredere: ingresso negli istituti dei soli maturandi ai quali è stata provata la temperatura, professori seduti a due metri di distanza con la mascherina indosso e bidelli mobilitati per disinfettare banco e sedie alla fine dell’esame. Nessuna stretta di mano o contatto in aula e percorsi diversi per l’entrata e l’uscita da scuola, naturalmente rigorosamente scortati dal personale scolastico.

"È andata ancora bene che l’esame ci hanno concesso di farlo in presenza – conclude Manuela Di Gilio, che per festeggiare la maturità appena conseguita al Liceo di Scienze Umane dell’Istituto Teresa Ciceri si è portata da casa una bottiglia di spumante, per condividere un brindisi di fronte alla scuola con le compagne – Sono stati mesi difficili, ci hanno definito “generazione resiliente“ e non hanno tutti i torti, abbiamo affrontato tante difficoltà e in fondo la dimostrazione di quel che valiamo l’abbiamo data da marzo a oggi. Posso dire che oggi mi sento felice e spensierata, non mi accadeva da mesi".