La riforma sull’abuso d’ufficio salva alcuni imputati

Alla fine dell’udienza preliminare il gup Andrea Giudici ha archiviato metà delle accuse dell’inchiesta

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La riforma dell’abuso d’ufficio, intervenuta dopo la richiesta di rinvio a giudizio, azzera metà delle ipotesi di reato che hanno portato davanti al giudice 17 imputati, accusati di una serie di abusi e falsi nell’esercizio delle loro mansioni. Un fascicolo che coinvolgeva mezzo Comune di Campione d’Italia, dal comandante della Polizia Locale Maurizio Tumbiolo, al capo area economico finanziaria del Comune, Emanuela Radice, fino agli ex sindaci Maria Paola Mangili Piccaluga e Roberto Salmoiraghi e ai rispettivi segretari comunali, avviato all’epoca dal sostituto procuratore di Como Pasquale Addesso, e ora portato in aula dal procuratore capo Nicola Piacente e dal sostituto Antonia Pavan. Imputazioni per le quali ieri il Gup di Como, Andrea Giudici, in una complessissima sentenza, ha dichiarato il non luogo a procedere relativamente alla metà delle imputazioni, decidendo il rinvio a giudizio per i restanti capi.

La riforma legislativa ha determinato buona parte della decisione del giudice di dichiarare il "non luogo a procedere", mentre ad aprile del prossimo anno compariranno in aula la Piccaluga, Florio Bernasconi, il segretario comunale Giampaolo Zarcone ed Emanuela Radice con l’accusa di abuso d’ufficio per la rinuncia ai crediti esigibili dalla Casa da gioco nel 2013 e 2014. Roberto Salmoiraghi, Alfio Balsamo e il segretario comunale Lucia Amato per l’accusa di aver garantito il mantenimento dell’impiego a un parente di Salmoiraghi e uno di Balsamo. Inoltre Salmoiraghi, la Amato e la Radice, per falso in atto pubblico per il conferimento di villa Mimosa. Permangono inoltre le accuse di abuso d’ufficio nei confronti di Tumbiolo, Piccaluga e Radice per aver omesso di girare alla Regione i canoni riscossi dal Comune di Campione tra 2008 e 2011, pari a un milione e mezzo di franchi, procurando così un "ingiusto vantaggio" al Comune e danno alla Regione. Rinvio a giudizio anche per Tumbiolo e la Radice, per l’accusa di falso in atto pubblico in relazione alla residenza della Radice prima a Campione e poi a Mendrisio nel 2016, mentre è decaduta l’ipotesi di corruzione per un presunto scambio di "reciproci favori" relativi alle loro funzioni. A processo è finita anche l’accusa di falso in bilancio per le annualità 2015 e 2016 che coinvolge l’ex ad Carlo Pagan e altri componenti del Cda. Paola Pioppi