"La Film Commission va rilanciata Cinema e serie Tv sono un traino"

Filippo Del Corno, garante del programma della coalizione di Majorino sulla cultura: serve un cambio di passo

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MILANO

di Giambattista Anastasio

"Rimettere la cultura al centro delle politiche e degli investimenti della Regione Lombardia perché possa essere un fattore di coesione e di inclusione sociale, da un lato, e di sviluppo economico, dall’altro". Questa la sfida che si pone la coalizione che sostiene la candidatura a governatore di Pierfrancesco Majorino. Una sfida messa nero su bianco nel programma curato, relativamente a questo ambito, proprio da Filippo Del Corno, musicista, compositore, già assessore alla Cultura a Milano.

Del Corno, nella pratica come intendete perseguire l’uno e l’altro obiettivo nel caso in cui le urne dovessero premiarvi?

"Faccio due esempi concreti.Il primo: la Lombardia deve migliorare la propria capacità di attrarre le risorse del fondo sociale europeo ed investirle nelle biblioteche perché possano diventare veri e propri hub di comunità. Questo deve essere fatto soprattutto nei piccoli Comuni e nelle aree interne. Secondo esempio concreto: la Lombardia Film Commission. In questi anni i commercialisti vicini alla Lega l’hanno gestita in maniera criminale e non lo dico io ma lo ha sentenziato un tribunale. Ora occorre voltare pagina, innestare un cambio di passo radicale e far sì che la Regione assicuri alla Lombardia Film Commission quegli investimenti che finora non sono stati garantiti in modo da rilanciare la filiera dell’audiovisivo, che in Lombardia può essere un grande traino di sviluppo economico. E può esserlo non solo grazie alla produzione di video e documentari aziendali ma anche grazie alla produzione cinematografica e alle serie televisive. A Milano, quando ero assessore comunale, abbiamo facilitato i processi autorizzativi e questa misura è stata sufficiente per attrarre produzioni e far sì che alcune serie fossero girate interamente in città: pensiamo a cosa potrebbe accadere, quindi, se la Regione investisse nella Lombardia Film Commission. Un cambio di passo è necessario. Basti pensare a come è andata, solo poche settimane fa, coi finanziamenti regionali agli enti della cultura e dello spettacolo".

In questo caso la Regione ha infine garantito più o meno le stesse risorse dell’anno precedente a quasi tutti gli enti coinvolti.

"Lo ha fatto in zona Cesarini, anzi anche oltre la zona Cesarini. Con un provvedimento in due tempi. Basta risorse a intermittenza: agli enti e agli operatori culturali serve la certezza dei finanziamenti".

Ma di questi tempi le risorse pubbliche ci sono?

"La Regione Lombardia investe in cultura meno di quanto investa, ad esempio, l’Emilia Romagna. La base di partenza qui è più bassa che altrove. La Giunta regionale uscente preferisce nascondersi dietro l’alibi di una presunta mancanza di capacità manageriali degli operatori culturali nella gestione dei rispettivi enti, ma non è questo il punto. La Scala è un esempio virtuoso della capacità di attrarre finanziamenti privati e di valorizzare gli introiti della bigliettazione. Ma è così per molti enti lombardi della cultura e dello spettacolo. È la Regione a far mancare la certezza del livello della contribuzione, che invece va garantita a tutti senza dimenticare le realtà più piccole".

Il Fondo Unico per lo Spettacolo va regionalizzato?

"Questo è un altro alibi. Il centrodestra lombardo ci sta gonfiando la testa da anni con l’autonomia ma poi... Noi crediamo che sia giunta l’ora che la Regione faccia il suo".

Le piacerebbe fare l’assessore regionale alla Cultura?

"No, non intendo fare altre esperienze in politica. Sto dando il mio contributo a sostegno di Pierfrancesco Majorino perché è persona che ha sempre dimostrato di cogliere le potenzialità della cultura come fattore di inclusione".