Il contrabbando nel Dna Due secoli in uno studio

La ricerca dell’Istituto Perretta che ha analizzato il fenomeno fino ad oggi

Migration

di Roberto Canali

Le migrazioni non sono solo attraverso il Canale di Sicilia, anzi la maggior parte degli spostamenti continuano ad avvenire via terra e spesso i confini più insospettabili sono quelli di maggior transito. Ad esempio quello tra Italia e Svizzera che, nonostante le montagne e spesso i passi alpini, è sempre stato un confine poroso, quasi una porta girevole dove spesso quelli che scappavano in cerca di un rifugio o di una vita migliore erano proprio gli italiani. A ricostruire gli ultimi due secoli di spostamenti, spesso a senso unico, lungo la linea di confine ci hanno pensato gli studiosi dell’Istituto di Storia Contemporanea “P.A. Perretta“ di Como che hanno analizzato il fenomeno nel corso dell’Ottocento e del Novecento, non solo a Como, ma anche nelle province di Varese e di Sondrio grazie alla collaborazione del Ministero della Cultura e degli Archivi di Stato che hanno messo a disposizione i loro documenti.

"A causa della sua politica tendenzialmente protezionistica, l’Italia è stata sempre oggetto d’intensi traffici di contrabbando – spiegano gli storici Lauretta Minoretti, Michele Sarfatti, Adriano Bazzocco e Raphael Rues -. In determinati momenti storici, Ottocento e Novecento, questa attività illecita fu praticata in modo professionale diventando quasi un fenomeno di massa". Uno dei momenti di passaggio più intensi si verificò dopo la nascita della Repubblica Sociale seguita all’armistizio dell’8 settembre 1943. Migliaia di profughi, decisi, con il ripiegamento in Svizzera, a fuggire da arresti, deportazioni, lavori forzati e chiamate di leva dell’esercito di Salò.

"L’occupazione militare tedesca dell’Italia centrosettentrionale, i bombardamenti alleati e il sistema di razionamento, che non riesce più a garantire un mimino sostentamento vitale hanno spalancato le porte al mercato nero dove i prezzi erano anche 10 volte più alti rispetto a quelli calmierati. Contrabbandi di merci e persone, ma anche di propaganda antifascista, armi e munizioni, diventarono così oggetto per trafficanti, scaltri avventurieri e passatori, in un intreccio, spesso inestricabile, tra affari, politica e interessi personali". Terminata la guerra il fenomeno non è cessato, ma si è modificato, con nuovi protagonisti e prodotti di contrabbando: la criminalità organizzata e il traffico di droga, armi e valuta.