I ragazzi delle periferie di Como? "Assomigliano ai coetanei delle borgate romane"

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I ragazzi dei quartieri della periferia di Como come i "ragazzi di borgata" raccontati da Pasolini nella Roma degli anni ’60, talmente estranei nella loro stessa città da sentire l’esigenza di mettersi a scattare delle foto quando gli capita di andare in centro, proprio come se fossero dei comuni turisti. A raccontarlo è Guido Rovi (foto), nella sua doppia veste di candidato alle amministrative, nelle liste di Civitas, e di insegnante.

"Anni fa mi colpì sentire che molti ragazzi romani dalle borgate non erano mai stati a vedere i Fori Imperiali – racconta –. Capita la stessa cosa anche a Como che è divisa almeno in 5 realtà urbane collegate tra di loro solo da strade che si percorrono in auto: convalle, quartieri in collina e attorno al medio corso del Cosia, Como sud e nord e Albate e dintorni. Nei prossimi giorni farò una visita guidata in città coi miei studenti di entrambi gli istituti in cui insegno. L’altro giorno mi ha colpito che un ragazzo di Rebbio mi abbia chiesto se poteva portare la macchina fotografica per il giro nella Como medievale". Come fanno i turisti che però a visitare Como e il lago ci vengono dall’altro capo del mondo e quasi sempre soggiornano in centro. "Quando chi non vive in convalle vede il centro come una realtà altra, addirittura da turista, vuol dire che abbiamo un problema gigantesco di politiche educative e di cultura. Politiche che sono state acqua fresca, quando ci sono state – conclude amaramente Rovi -. A oggi per i ragazzi dei quartieri andare in convalle è quasi un evento, soprattutto per quelli che vengono da famiglie non facoltose, il non poter accedere a piedi al centro è di per sé una forma di segregazione". Ro.Ca.