
Como, lo stadio Sinigaglia
Como, 22 maggio 2020 - Daspo per tre tifosi della Juventus under 23 che erano in trasferta a Como. La conclusione anticipata del campionato di calcio non ha impedito alla Divisione Anticrimine di Como di lavorare e prendere provvedimenti di divieto di accesso alle manifestazioni sportive. Lo scorso 30 novembre, allo stadio Sinigaglia, si è disputata Como-Juventus 23. In quell'occasione, un nutrito gruppo supporters della squadra ospite, prima di accedere nel settore curva, si era radunato nei pressi del Monumento ai Caduti, intonando cori e accendendo 3 artifizi pirotecnici a luce rossa, vietati dalla normativa vigente. Dopo la partita, la Questura di Como ha ricostruito il momento di criticità, avvalendosi anche della documentazione video-fotografica realizzata dagli operatori della polizia scientifica, riuscendo anche grazie all'ausilio dei colleghi torinesi, a dare un nome a tre dei soggetti, che si erano resi autori degli atti. Ad esito dell'iter burocratico il Questore di Como ha emesso i rispettivi provvedimenti Daspo, di cui uno aggravato con l'obbligo di firma. Tutti i provvedimenti sono già stati notificati agli interessati e quello aggravato è stato convalidato come previsto dalla locale autorità giudiziaria.
Immediata conseguenza per tutti i destinatari non è solo il divieto di accesso agli impianti sportivi per un periodo che varia da un minimo di un anno ad un massimo di cinque, ma anche quello di non potersi muovere liberamente nelle zone adiacenti lo stadio, a loro interdette per tutta la durata del provvedimento e puntualmente indicate nell'atto di cui sono destinatari, oltre a non potersi avvicinare neppure presso l'impianto sportivo dove la loro squadra del cuore svolge gli allenamenti.
Ulteriore conseguenza legata alle modifiche apportate dal c.d. Decreto Sicurezza-bis è rappresentata dall'impossibilità, per i destinatari del Daspo, di accedere allo stadio con qualsiasi tipologia di biglietto, sino a quando non ottengano la riabilitazione, procedura attivata a richiesta degli interessati non prima di tre anni dal termine del divieto di accesso.