Frontalieri, i sindacati svizzeri suggeriscono il modello francese

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La mancata proroga dell’accordo sullo smart working tra Italia e Svizzera ha comportato il ritorno al lavoro in ufficio di migliaia di frontalieri, ciononostante sono almeno 20mila gli impiegati e i professionisti che continuano a svolgere le loro mansioni da casa. Per questo l’Ocst, sindacato svizzero frontalieri, sollecita la definizione di un nuovo accordo sul modello dell’intesa già siglata tra la Confederazione e la Francia. "Il vecchio accordo prevedeva una percentuale di telelavoro del 25%, quello nuovo dovrebbe raggiungere almeno il 40% - spiega Andrea Puglia, responsabile frontalieri Ocst - La Svizzera ha già siglato un accordo di questo tipo con la Francia e l’Italia dovrebbe lavorare in questa direzione". In base alle leggi Ue un residente in Italia assunto in Svizzera non può lavorare da casa oltre il 24,88% del tempo di impiego previsto senza perdere il suo status di frontaliere. In caso di sforamento l’Inps può esigere dalla ditta svizzera il versamento dei contributi all’Italia.