
Luca Stirnimann
Erba (Como), 13 dicembre 2019 - A caccia di plancton fra i ghiacci dell’Antartide per capire lo stato di salute del nostro pianeta. C’è anche un ricercatore italiano, comasco, imbarcato su una nave sudafricana che solca i mari all’estremo Sud del mondo per un importante studio che, per la prima volta, vuole monitorare, stagione dopo stagione, i delicati equilibri legati alla presenza del ghiaccio che regolano l’intero ecosistema marino. Nato a Erba ai piedi delle Prealpi, a 28 anni Luca Stirnimann sta affrontando il suo dottorato all’Università di Cape Town, in Sudafrica, imbarcato su una grande nave scientifica, la S.A.Agulhas II, fra tempeste che arrivano fino a 80 nodi di vento, temperature che scendono sotto i -20 gradi e onde di dieci metri con l’obiettivo di studiare il plancton che sta alla base dei sistemi marini.
Alla terza spedizione, l’ultima delle quali si è prolungata fino a sei settimane e mezzo, ha raccolto una grande quantità di campioni che possono ora aiutare a comprendere lo stato di salute dell’ecosistema. La relazione tra cambiamenti climatici, ghiaccio stagionale e la produttività dello zooplancton, alla base dell’ecosistema non solo antartico ma anche planetario.
Perché è così importante capire come si comporta il plancton in Antartide? «Se teniamo presente che il fitoplancton rappresenta il secondo polmone della terra e produce il 50% dell’ossigeno dell’atmosfera ci accorgiamo quanto sia importante capire i processi legati all’ecosistema planctonico in quelle zone. In più il 50% dell’anidride carbonica prodotta dall’uomo viene catturata dal fitoplancton. Il mio ruolo principale è capire le sue produzioni ».
Perché si tratta di uno studio innovativo? «La regione antartica è ricca di nutrienti. Per una questione geografica il fitoplancton presente in questa zona, su scala mondiale, è quello più esteso. La “pompa biologica“ in questa regione è più attiva. Uno studio del genere non è mai stato realizzato in maniera continuativa, stagione dopo stagione, in modo da poter comprendere tutti i processi come iniziano e finiscono. Inoltre l’Antartide non è molto studiato, rispetto ad esempio al Nord Atlantico, per le grandi difficoltà che si incontrano in queste spedizioni. Una zona remota e costosa da raggiungere. È stata studiato soprattutto in estate per via dei pericoli del mare in inverno».
Come funziona la vita sulla nave? «Ho la mia postazione con diversi strumenti come microscopi e altre attrezzature. Durante la navigazione di tremila chilometri verso il Subantartico facciamo campionamenti fino a oltre 4mila metri di profondità. Poi ci facciamo largo nel ghiaccio e mandiamo sonde per stabilire la concentrazione di clorofilla e altri parametri biochimici. Raccogliamo acqua a diverse profondità. Quando si entra nel ghiaccio consolidato veniamo trasportati con la gru sulla superficie per fare campionamenti di carotaggio».
Dalla Brianza al Sudafrica per la ricerca. Ma come si arriva a lavorare su una nave come quella che opera in Antartide? «Ho studiato cinque anni a Genova “Scienze del mare“, poi Erasmus in Inghilterra e da lì ho intrapreso la carriera universitaria che mi ha portato all’Università di Cape Town in Sudafrica», dice Luca Stirnimann. Sulle evoluzioni in atto con i cambiamenti climatici «bisogna sempre andare cauti - sottolinea -. Non si capisce ancora cosa stia succedendo. Ci sono sicuramente dei cambiamenti biologici. Alcune specie zooplanctoniche stanno diminuendo e vengono soppiantate da altre. Il krill sta diminuendo. Ci sono osservazioni scientifiche che dicono che qualcosa si sta modificando. Con il nostro lavoro possiamo mettere un’asticella di base da cui partire per fare delle valutazioni. Studi fondamentali per capire il ruolo che ha la fusione del ghiaccio sull’ambiente marino e sull’equilibrio del pianeta». E conclude: «Una scoperta che è stata fatta di recente è che il fitoplancton si trova anche all’interno del ghiaccio però non si capisce ancora quale ruolo abbia in tutto l’equilibrio».