Sequestro Cristina Mazzotti: tutti i rapitori hanno un nome

La Procura di Milano ha chiuso l’ultima inchiesta sul rapimento e l’omicidio. I quattro indagati bloccarono la marcia della Mini per prendere la ragazza

Cristina Mazzotti rapita nel giugno 1975 dall’Anonima Sequestri a soli 18 anni

Cristina Mazzotti rapita nel giugno 1975 dall’Anonima Sequestri a soli 18 anni

Eupilio (Como) - La Procura di Milano ha chiuso l’ultima inchiesta sul sequestro e l’omicidio di Cristina Mazzotti, prima donna a essere rapita nel giugno 1975 dall’Anonima Sequestri al Nord Italia, a soli 18 anni. L’avviso di chiusura delle indagini con l’accusa di concorso volontario aggravato dalla crudeltà è stato notificato a quattro indagati: Demetrio Latella, Giuseppe Calabrò, Antonio Talia e Giuseppe Morabito. Secondo le indagini della Squadra Mobile, coordinate dal sostituto procuratore Stefano Civardi, "con apporti causali anche distinti ma comunque convergenti e in attuazione di un comune progetto criminoso" avrebbero rapito la Mazzotti a Eupilio. La giovane, subito consegnata a un’altra banda, era stata tenuta segregata per un mese in una buca a Castelletto Ticino, in provincia di Novara, ed era stata imbottita di psicofarmaci fino a farla morire. Il suo cadavere era poi stato gettato in una discarica a Galliate. Le indagini erano state riaperte dalla Dea di Milano sulla base di una sentenza delle sezioni unite della Cassazione che ha stabilito che non c’è prescrizione per l’omicidio volontario aggravato. Nel 2008, 33 anni dopo il rapimento, c’era stata la prima riapertura delle indagini, grazie a una impronta digitale che all’epoca era stata repertata sulla Mini Minor della diciottenne, la prima tra le tante vittime dei sequestri di persona di quel periodo a non fare più ritorno a casa.

L’indagine su quel rapimento portò al processo e alla condanna all’ergastolo di otto persone: custodi, centralinisti, ricattatori, alcuni complici. Ma gli esecutori materiali del sequestro non vennero mai individuati, una cellula che agì su commissione, e che consegnò la ragazza a chi aveva gestito il rapimento nei giorni successivi, fino alla sua morte. Quell’impronta era rimasta isolata e a disposizione dei nuovi ritrovati scientifici, fino a quindici anni fa, quando la banca dati elettronica dell’ufficio centrale di Roma della Polizia Scientifica, dopo migliaia di interrogazioni, aveva messo in relazione quell’impronta digitale con un nome, quello di Demetrio Latella detto Luciano, che alle spalle ha 32 anni in carcere per un altro rapimento finito male, già scontati da tempo. Assieme a lui erano stati indagati a piede libero anche Giuseppe Calabrò e Antonio Talia, a cui ora si è aggiunto il nome di Giuseppe Morabito, 78 anni, ritenuto l’ideatore del sequestro "a scopo di estorsione".

Nel provvedimento , che precede la richiesta di processo, si sottolinea come tutti abbiano partecipato al progetto di rapire la diciottenne. In particolare, i quattro indagati con altre persone non ancora identificate, a bordo di due auto avrebbero bloccato la marcia della Mini e costretto la vittima – "Calabrò anche con l’uso di una pistola" - a sottostare alla loro volontà. Morabito, si legge nel documento, "ideava il sequestro a scopo di estorsione unitamente a Francesco Aquilano e Giacomo Zagari, entrambi deceduti, partecipava all’azione della presa della vittima sequestrata", mettendo a disposizione la sua Alfa Romeo utilizzata "per segnalare l’arrivo della Mini Minor e per fare da staffetta verso il luogo di prigionia". Nel 2012 il gip di Torino aveva dichiarato il caso prescritto, archiviando le posizioni dei tre indagati, che ora sono invece state riaperte sulla scorta della sentenza della Suprema Corte. Il rapimento era avvenuto mentre Cristina stava rientrando nella villa di famiglia, assieme a due coetanei - venne prelevata da un gruppo di banditi. Il giorno successivo al padre furono chiesti 5 miliardi di lire di riscatto. L’uomo riuscì a raccogliere un miliardo e 50 milioni e li lasciò ai rapitori in cambio della liberazione della figlia. Ma il 1° settembre la giovane venne trovata morta nella discarica.