Paola Pioppi
Cronaca

Como, maxirisarcimento per il delitto dell'armeria

Emanuele La Rosa, il suocero di Alberto Arrighi, condannato a versare 300mila euro agli eredi di Brambilla. Aiutò a occultare il cadavere

L'armeria in via Garibaldi dove il 1 febbraio del 2010 avvenne il delitto

Como, 27 giugno 2015 - Emanuele La Rosa, dovrà risarcire poco meno di 300mila euro ai parenti di Giacomo Brambilla. Il suocero di Alberto Arrighi, 65 anni, accusato di averlo aiutato a far sparire il cadavere di Giacomo Brambilla nelle ore successive all’omicidio, ieri è stato condannato dal giudice civile di Como a risarcire le sofferenze prodotte ai familiari della vittima. La cifra, per l’esattezza 290mila euro, è ripartita in 70mila euro a testa al figlio minorenne e alla moglie di Brambilla, 50mila al fratello, altrettanti alla madre, e infine 50mila euro agli eredi del padre di Brambilla che quando fu depositata la richiesta risarcitoria era ancora in vita. La sentenza riguarda solo la condotta per la quale La Rosa aveva patteggiato 3 anni e 6 mesi di carcere, dei quali sei mesi passati in custodia cautelare immediatamente dopo il delitto, e il rimanente in affidamento ai servizi sociali.

Tuttavia il fronte del risarcimento civilistico era ancora aperto, conclusosi solo ieri con la sentenza del giudice civile Claudia Porrini. L’omicidio di Giacomo Brambilla era avvenuto il 1° febbraio 2010, all’interno dell’armeria di Alberto Arrighi, in via Garibaldi. Dopo essere stato ucciso a colpi di pistola, l’imprenditore era stato decapitato con l’aiuto di La Rosa, e il suo corpo disperso, diviso in differenti sacchi: quello contenente il corpo portato nei boschi di Domodossola, mentre la testa fu infilata nel forno della pizzeria di La Rosa a Senna Comasco