Como, dieci anni di delitti: un unico filo

Franco Mancuso, Salvatore Deiana, Ernesto Albanese: alcuni tra gli omicidi più efferati commessi negli ultimi dieci anni, ruotano attorno alla figura di Luciano Nocera

La fossa in cui fu trovato il corpo di Ernesto Albanese

La fossa in cui fu trovato il corpo di Ernesto Albanese

Cadorago (Como), 13 gennaio 2019 - Franco Mancuso, Salvatore Deiana, Ernesto Albanese. Alcuni tra gli omicidi più efferati commessi nel Comasco negli ultimi dieci anni, ruotano attorno alla figura di Luciano Nocera. Informato e informatore per i primi due, mandante del terzo. Il delitto costato la vita a Mancuso, ucciso a 35 anni l’8 agosto 2008, era stato scoperto subito dai carabinieri di Como, a cui era però mancata la possibilità di costruire quel solido corollario di cui necessita la procedura processuale. A dare la svolta, nel gennaio 2015, è stato Nocera con le sue informazioni.

È accaduto lo stesso con l’omicidio di Salvatore Deiana, sparito a marzo 2009, e ritrovato seppellito in un bosco a Oltrona San Mamette a fine gennaio 2015, mentre il pentito stava parlando con i magistrati della Dda. Luciano Nocera, cinquantenne di Lurate Caccivio, legato alla criminalità organizzata calabrese e ai traffici di droga della Bassa Comasca, era stato arrestato a luglio 2014, raggiunto dalla stessa ordinanza di custodia cautelare della Dda di Milano, in cui compariva anche il nome di Ernesto Albanese, sparito a 33 anni dalla sua abitazione di Fino Mornasco e inizialmente dichiarato irreperibile. Da un mese, era invece seppellito nel giardino di una abitazione di Guanzate, ucciso a giugno da Franco Virgato e Andrea Internicola, che gli avevano assestato una quarantina di coltellate: il mandante sarebbe stato lo stesso Nocera, che non sopportava più le aggressioni e gli insulti gridati pubblicamente di Albanese, suo ex braccio destro, che non lui condivideva l’ambiente dello spaccio di droga. 

La squadra Mobile della Questura di Como, aveva scoperto il luogo del seppellimento e arrestato gli autori di quel delitto, grazie alle iniziali informazioni fornite da un confidente. A ottobre Nocera era stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare per omicidio, sfociata nella condanna all’ergastolo, nonostante avesse sempre cercato di minimizzare il suo coinvolgimento in quell’omicidio. Tra gennaio e febbraio 2015, ha deciso di collaborare con la Dda, raccontando tutto ciò di cui era al corrente relativamente al tessuto criminale del Comasco: affiliati alla ‘ndrangheta, rapporti tra decine di individui che gravitavano attorno a questo contesto, gestione dei traffici di droga e canali di approvvigionamento economico, passaggi e cessioni di armi. Ai magistrati, ha raccontato ciò che sapeva dell’omicidio di Franco Mancuso, e poi anche di quello di Salvatore Deiana. Quest’ultimo ucciso da Franco Virgato, suo nemico storico, per vendicarsi di un agguato a colpi di pistola avvenuto sette anni prima. Dopo averlo accoltellato, Virgato si era presentato a casa di Nocera, per informarlo di quanto accaduto e per chiedere consiglio su come far sparire il cadavere. L’indicazione era arrivata dal pentito, che ricordava molto bene ogni dettaglio di quella vicenda.